Il ricordo

Giovanni Modugno e il suo esempio di luce. Pice: «Continua ad essere nostro contemporaneo»

Marco Lovero
Marco Lovero
Giovanni Modugno
Giovanni Modugno
Una vita dedicata allo studio, all'educazione dei giovani e all'insegnamento. Sempre dalla parte degli ultimi, il pedagogista bitontino oggi più che mai illumina nel buio dell'egoismo e dell'insensibilità
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A distanza di sessantasette anni dalla morte, il ricordo di Giovanni Modugno e dei suoi insegnamenti ancora attuali è più vivo che mai. Ad illustrarne la sua pedagogia e il suo esempio Nicola Pice, vicepresidente dell’associazione ecclesiale Giovanni Modugno.

«La vita di Giovanni Modugno, la sua ricerca culturale e il suo insegnamento – spiega – incarnano l’anelito verso una società più giusta e più libera, nella quale ogni persona possa recuperare e vivere il significato dei valori fondamentali, in primis, la vita e la libertà. L’attualità del suo messaggio si focalizza innanzitutto intorno alla finalità dell’educazione, ma la sua figura di uomo e pensatore è segnata da una solida base morale, da un instancabile impegno etico, dal suo essere cristiano».

Ed è proprio l’essere cristiano, nato dalla lettura e da un’intensa corrispondenza epistolare con Salvemini, Fiore Maritain e Forster, un principio cardine della sua pedagogia insieme alla morale. Modugno non coniugò il cristianesimo solo in ottica pedagogica ma anche in chiave profondamente umana e sociale, affermando che “il cristianesimo cattolico deve essere con i poveri, coi deboli, cogli oppressi, per aiutarli a rivendicare i loro diritti e per difenderli contro il pericolo di diventare al loro volta ingiusti e prepotenti”.

«Giovanni Modugno – continua il professor Pice – si adopera per riscattare la luce del messaggio evangelico sul piano del giudizio storico dalle oscurità e contraddizioni di non poche idee e situazioni pseudo-cristiane, proponendo gioiosamente la ricchezza di pensiero e di spiritualità del cattolicesimo. Di qui la sua forza nel lottare per la democrazia e per l’elevazione del popolo, credendo fortemente nei valori della democrazia come forma di convivenza e ideale etico-politico. Si comprende così la forza di queste sue parole, le prime scritte in un articolo del 23 maggio 1909, pubblicato sul giornale L’Avvenire di Bitonto: “…il nostro Mezzogiorno potrà avviarsi solo quando educandosi ed energicamente lottando, saprà emanciparsi dalle ignominiose consorterie, le quali legando, con inconfessabile interesse, ministri, deputati, consiglieri provinciali e comunali, elettori e giù sino ai mazzieri e ai picciotti, formano una immane catena che impedisce a questo forte e generoso popolo meridionale di compiere la propria redenzione”; le seconde pronunciate in una conferenza tenuta a Bitonto il 5 gennaio 1913: “La sola via per fare argine al clericalismo è quella di contribuire mediante una buona politica generale all’elevamento delle condizioni materiali e morali e alla organizzazione della classe lavoratrice, e di migliorare più che sia possibile la scuola pubblica, difendendola da ogni tentativo che possa fare qualunque partito per impadronirsene e farne un mezzo di propaganda settaria, violando la libertà di pensiero e di coscienza dei cittadini”».

L’attualità del Modugno, un educatore nato nel 1880, ricordiamolo, è notevole: per lui l’educazione della persona deve avere come fine il “bene comune”, senza discriminazioni o divisioni, insegna l’arte del dialogo e della integrazione predicando la continua autoeducazione come strumento di miglioramento.

«Giovanni Modugno continua ad essere “nostro contemporaneo – conclude Nicola Pice – e ad interpellare ancora le nostre coscienze. A noi spetta il compito di ricordare e mantenere viva la sua testimonianza. Il suo stare-contro e guardare-oltre, il suo forte credo nel dover investire sulla scuola e sull’inclusione sociale per sanare le storture dell’economia dello scarto. Da seminatore di speranze e uomo libero, egli ha espresso il volto umano del Vangelo».

martedì 19 Marzo 2024

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