Arte

La creatività di Angela Rapio di scena in Galleria

Marino Pagano
Opera di Angela Rapio in mostra alla Galleria Devanna
Con altri artisti in mostra fino a settembre
scrivi un commento 41

Appuntamento con l’arte contemporanea di qualità, in questi mesi, alla Galleria nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna” di Bitonto.

Capita così che questo autentico vanto della città, tra i più importanti scrigni d’arte non solo della Puglia ma di tutto il Sud e, diremmo, di tutto il Bel Paese, ospiti una rassegna che definisce i percorsi di una ricerca e sperimentazione artistica di estremo rigore e denso interesse.

Non solo. Angela Rapio, bitontina, valentissima e creativa artista, è tra gli interpreti più degni di nota di questa preziosa indagine attorno ai destini dell’arte dei nostri tempi che la Galleria accoglie e che ha preso il nome di Interni/Interior, inaugurata lo scorso 2 giugno, di scena a palazzo Sylos-Calò fino al 3 settembre (ingresso libero. 080 099708).

C’è dunque tutta l’estate per ammirare le opere di Angela e degli altri artisti coinvolti dall’esposizione: Silvio D’Antonio, Giuseppe Di Muro, Eliana Petrizzi, Francesca Poto, Giuseppe Rescigno e Angelomichele Risi.

A cura di Massimo Bignardi, salernitano di origine e docente di Storia dell’Arte contemporanea a Siena, il progetto, promosso dalla stessa Galleria nazionale (in qualità di sito afferente al polo museale della Puglia), ha visto la collaborazione anche dell’associazione Cafi e del museo FRaC di Baronissi (Sa). Una linea di studio e analisi partita da tempo già con altre mostre afferenti al tema. Un percorso che Nuccia Barbone, direttrice della galleria, definisce “un momento di riflessione sulla contemporaneità, posta in relazione alla storia dell’arte, osservata nella sua riconoscibile cifra di identità di un territorio e delle culture che in esso si sono intrecciate”.

Gli artisti, eccezion fatta per la nostra Angela, sono quasi tutti campani.

Ma perché il titolo “Interni”? Una risposta la offre proprio Bignardi, nel particolare catalogo pensato per l’occasione (Gutenberg edizioni). “Ho tirato fuori il titolo – spiega – dagli appunti di un libro dedicato al luogo privato dell’esperienza creativa che, mi auguro, più in là fra qualche anno porterò a termine. Interno/interni con personaggi, con natura morta, con figura, con nudo: interni uno a fianco all’altro, senza anima, perché è così che il nostro sguardo si sperde in quel white cube al quale l’idea di museo ci conduce, a volte piegandolo all’idea acritica di passato”.

Un’occasione che suggerisce, dunque, “un ulteriore punto di vista: le stanze, quelle abitate dall’arte nei musei che rispondono all’essere spazio e architetture di un allestimento, ma difficilmente ‘luogo’ effettivo di un riconoscimento, se non transitorio, sono in fondo la nostra ‘immagine’, non certo solo quella fisiognomica, riflessa nelle sezioni di tempo che tale spazio celebra”.

Non solo: “L’invito che reciprocamente ci siamo rivolti è di costruire più momenti di riflessione sulla contemporaneità posta in relazione con la dimensione iconografica propria del museo, nello specifico odierno la Galleria nazionale della Puglia. Dialogo, quindi, tra tempo e opera, tra la memoria di interno che l’idea di museo evoca e il senso di effimero al quale inducono i linguaggi contemporanei”.

E così, se Silvio D’Antono propone sagome in ferro e vetro serigrafato, con colori e figurazioni geometriche alla Malevic, Giuseppe DI Muro, architetto di professione, presenta un’acefala e suadente Venere in terracotta, rotonda e perfetta. Una Venere che ricorda quasi più quelle paleolitiche che le più leggere e slanciate mitologiche.

Eliana Petrizzi, con quattordici oli su carta d’Amalfi incollata su tavola, illustra la sua ponderata inchiesta sull’umano, dal titolo “Egomorphosys”, costellata di immagini di sguardi fondi, paesaggi silenti, occhi all’apparenza dormienti. Dedica un ricordo alla cantante Amy Winehouse, invece, Francesca Poto, con acquatinta su lastra di zinco e installazione in ferro, opera del 2016. Otto eloquenti e significative rappresentazioni che cercano di penetrare il mistero di una vita infranta troppo presto.

Eclettico specialista dell’intreccio tra arte e gioco, tra creatività e animazione, è Giuseppe Rescigno, col suo “Consiglio di Natura”, tecnica mista (legno, terracotta, acrilica, semi). Attratto anche dalla ricerca storica e sociale, illustra i segni di una cifra estremamente impregnata di ambiente, spazi, strutture. Infine, prima di concentrarci sulla nostra Angela, ecco Angelomichele Risi, artista impegnato da decenni con successo e rilevanza da parte dei critici più avveduti: sua, in tecnica mista, l’opera “Calypso Melody”, anche in questo caso datata 2016.

Ecco Angela Rapio. “Non ho mai realizzato un autoritratto – dice di sé nel catalogo – neanche un selfie. Preferisco cercare me stessa nel confronto con l’altro. Cerco nell’altro il mio specchio. Mi pongo degli interrogativi con i quali intimamente mi confronto. Il tempo, la ricerca di percorsi interiori, il tenere a bada la mia natura ferina, la costante ricerca di equilibri, accompagnano la mia dimensione quotidiana”.

Segue una bellissima espressione, che fa di Angela anche un’esploratrice delle parole: “Preferisco vivere e non vedermi vivere”.

E poi: “Dietro ogni sguardo si nascondono angosce, timori, vicende: bisogna guardare in profondità per comprendere l’essenza di un individuo. Noi osservatori siamo quindi chiamati a guardare al di là degli occhi dei soggetti qui ritratti e provare anche solo un istante ad avvinarci alla loro realtà interiore”. L’interiorità, per Angela, è tutto.

Lo dice la sua opera “Cinque atti per Il lupo e il rosso”, del 2017, tecnica mista, legno e specchio. Rapio, classe 1964, vive e lavora a Bitonto, spirito insieme discreto e però volenteroso e volitivo ne dire di sé.

Opera al confine tra centro urbano e campagna, ama la nostra lama.

L’artista parla di “una storia di germinazione affettiva ed estetica”, un legame tra il suo io e l’ambiente in cui orgogliosamente vive. Dalla figurazione all’informale: il suo estro ha abbracciato in sintesi le esperienze al centro di un secolo intero. Bucarest, Roma, Siena, Rimini, Baronissi, Salerno, Foggia: tante le città in cui ha esposto.

In Galleria, ancora una volta, squaderna la sua anima, filtrata attraverso il contrasto tra artificio e natura, identità e alterità, racconto e realtà. L’eterna favola di Cappuccetto Rosso appare come felice pretesto per una piccola scenografia del cuore, dove quel discreto puntino rosso dice il suo riscoprirsi quotidiano. In più, con un minuto ma specifico particolarismo descrittivo paesaggistico, che ricorda in embrione persino i contesti ambientali della grande arte rinascimentale.

Il rosso è un colore importante per Angela: dice la sua intimità riflessa.

L’artista è dotata di spirito grande.

Ancora sue emblematiche parole: “Nel momento in cui sono concentrata a guardare fuori, accadono in me dinamiche che mi portano ad esternare tramite l’interpretazione della realtà quello che vivo interiormente e lo ritraggo”.

Una grammatica che abbraccia l’infanzia, le scene di quando si è più piccoli. Angela lo sa, lo dice: “Ho bisogno di luce. Entro nell’archetipo fiabesco. Bosco. Ombre animalesche minacciano il mio procedere. Ho bisogno di luce, ho bisogno di proteggermi”.

Il puntino rosso è allora la luce di Angela. Luce che viene dal bosco. Dal silenzio sacro. La luce degli alberi, la verità che, come risorgiva carsica, viene dal profondo. La luce del bosco.

Angela Rapio, spirito acuto e mano eccelsa.

giovedì 8 Giugno 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:27)

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti