Cultura

Il mondo futuro post apocalittico in “Equilibrium” di Jean Paul Stanisci

Mariella Vitucci
"Equilibrium" di Dominique Jean Paul Stanisci
Questa sera alle Officine Culturali la presentazione del romanzo distopico dell'autore pugliese, che si racconta a BitontoLive
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È il contrario dell’utopia: una realtà assolutamente indesiderabile. La distopia – alla lettera “luogo cattivo” – è quel posto, quella situazione in cui mai nessuno vorrebbe trovarsi. Come un mondo futuro post apocalittico, in cui la specie umana è costretta alla grande migrazione verso sud e alla lotta per la sopravvivenza, e in questo tentativo di trovare un nuovo equilibrio precipita sull’orlo dell’estinzione.

È questo lo scenario distopico raccontato da Dominique Jean Paul Stanisci nel romanzo “Equilibrium”, pubblicato da Bertoni Editore. Il libro sarà presentato oggi alle 18.30 alle Officine Culturali, in un dialogo fra l’autore e la storica dell’arte e attrice Liliana Tangorra.   

Scrittore, viaggiatore, sceneggiatore, creativo, imprenditore culturale, ma anche ex avvocato, ex cameriere poi aiuto chef e direttore di sala, ex tennista semiprofessionista e body builder agonista: Jean Paul Stanisci è tutto questo e anche molto di più. Un fiume di parole e di idee, e soprattutto di umanità generosa, dilagante, contagiosa.

«Equilibrium – racconta a BitontoLive – è figlio della solitudine imposta dal lockdown e di un’overdose da lettura e scrittura: 28 libri letti e 4 scritti in un anno. Ho provato a buttare giù la sceneggiatura di un film distopico, un’idea che mi ronzava in testa da tempo, e mi sono reso conto di non riuscirci. Allora, dietro consiglio di un amico, ho cominciato a scrivere un racconto breve, ma in meno di un mese sono venute fuori 180 cartelle, senza schema né ragnatela narrativa a monte ma con la curiosità di scoprire dove mi avrebbe portato questa storia. E così ne è nato un romanzo».

Il romanzo racconta di un mondo post apocalittico, dove un virus presente solo al di sopra dell’equatore ha diviso il Pianeta in due. Tutta l’umanità è stata costretta ad emigrare in massa verso sud, dove ci sono poche terre emerse. Risultato: un miliardo di vittime e problemi di sovrappopolazione. «Il virus – spiega Dominique Jean Paul Stanisci – è un pretesto, un motivo per parlare di un mondo in serio affanno dove s’innescano dinamiche divisive che fanno emergere il peggio dell’umanità: paure, egoismi, sopraffazione. La metafora horror e distopica offre immagini forti che suscitano emozioni per raccontare la perenne ripetizione della storia, quella della prevaricazione che è comune a tutte le guerre. Quando una società crolla, immancabilmente viene ricostruita con gli stessi modelli e con gli stessi schemi mentali, perché non si vuole immaginare e sperimentare un mondo organizzato in maniera diversa. Senza la politica e la famiglia, ad esempio. In un mondo post apocalittico salta tutto, dall’economia alla religione, non ci sono più codici come l’educazione, ed emerge il lato deteriore dell’uomo-animale».

L’angoscia da pandemia ha innescato l’esigenza di scrivere come atto terapeutico, per buttare fuori paure e ansie. Ma il lockdown è stata anche occasione feconda di creatività per Stanisci, che insieme alla fotografa e regista Marika Ramunno, sua amica e collaboratrice di lunga data, ha avviato una produzione cinematografica e la rivista di fotografia Ombra Magazine. A fine maggio porteranno a Bitonto il documentario Una scelta necessaria uscito l’anno scorso e vincitore di numerosi premi internazionali, di cui Marika Ramunno ha firmato la regia. È la narrazione della scelta di Dominique Jean Paul Stanisci, quella di partire alla scoperta del mondo e di se stesso, con l'obiettivo di ritrovare il valore della dignità umana proprio nei luoghi dov’è stata maggiormente dissacrata: Ruanda, Hiroshima, Auschwitz, Cambogia, Alcatraz, Chernobyl, Ground Zero a New York. Luoghi di orrore e sofferenza dove Stanisci è riuscito a trovare semi di speranza. «Le chiavi del paradiso – dice – sono giù nell’inferno».

Quattordici anni fa Dominique Jean Paul Stanisci ha avuto il coraggio di voltare le spalle ad una vita comoda e apparentemente dorata per trovare la sua felicità. I tre nomi di battesimo in lingua francese – spiega – sono dovuti al luogo di nascita, Lussemburgo, dove i genitori, emigranti di Alberobello, hanno vissuto e lavorato per quindici anni. Il primo nome, Dominique, è un omaggio al nonno paterno Domenico; gli altri due sono quelli scelti dalla mamma. Fino all’età di sei anni Jean Paul è vissuto a Petange, paesino vicino a Lussemburgo, poi le elementari a Coreggia (frazione di Alberobello), le medie nella Città dei Trulli, le superiori a Monopoli, la laurea in giurisprudenza a Bari dove ha vissuto per quindici anni, il ritorno ad Alberobello nel 2009 e l’avvio del progetto Joyful People nel 2010, con la creazione di un art b&b e di un’associazione culturale.

Tante vite in una, cittadino del mondo, moderno Ulisse-Diogene in cerca di se stesso e dell’umanità.

Due anni di pratica più due di professione a Bari – confessa – gli bastarono per capire che non avrebbe fatto l’avvocato. Figlio unico di madre vedova, nel 2008 Jean Paul perse la mamma in un incidente stradale: fu una delle sette vittime dello schianto del pullman di pensionati che andavano a fare le cure termali a Torre Canne. Da lì, rimasto solo al mondo, la crisi esistenziale e la decisone di cambiare vita. «Mi spogliai di tuta la “figaggine” in cui vivevo. Con il risarcimento ottenuto per l’incidente mortale di mia madre ristrutturai la casa di famiglia e aprii il bed&breakfast. Questa scelta, con mia grande sorpresa, fu motivo d’interesse per molte testate giornalistiche. C’è addirittura un capitolo su di me nel libro di Sandro Calvani sulle persone che decidono di cambiare vita. Joyful People divenne un contenitore culturale ed un punto di riferimento per artisti e designer specializzati nel riciclo creativo. Poi nel 2013 piantai nel giardino del b&b il kaki tree, la talea di una pianta sopravvissuta al bombardamento atomico di Nagasaki. Fu il primo passo che mi guidò sulla strada della ricerca incentrata sull'eterno antagonismo tra guerra e pace. Condividevo aneddoti e riflessioni sulle mie esperienze di viaggio e in tanti mi chiedevano di metterle per iscritto. E così nel 2017 nacque il primo libro autoprodotto, “Viaggi bianchi”». Fu un successo straordinario, testimoniato da settanta presentazioni. 

Anche il secondo libro di Stanisci, “Ancora viaggi bianchi”, è stato presentato alle Officine Culturali. Questa sera, nell’incontro dedicato a “Equilibrium”, saranno esposti i disegni realizzati dall’artista Gabriele Liuzzi, appassionato di acquerelli e dei generi distopico e horror. «Gabriele è un mio amico – spiega Jean Paul – ha letto il romanzo ed ha interpretato il plot narrativo con la sua visione, in una serie di otto disegni che ha intitolato Dante’s Inferno. Un immaginario che combacia con il mio: il rosso e il blu, le ramificazioni dagli occhi… tutto torna».

 

venerdì 29 Aprile 2022

(modifica il 4 Luglio 2022, 16:38)

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