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Malattia mentale, Maria Pia Cozzari: «Il Covid ha fatto da detonatore»

Mariella Vitucci
"L'urlo"
Intervista alla sociologa presidente della cooperativa sociale Anthropos, che a Bitonto ha due sedi: il centro diurno e la Casa per la Vita
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Anthropos: uomo. La persona, con le sue fragilità, è al centro di ogni attività della cooperativa sociale Anthropos. Costituita nel 1988 e accreditata presso la Regione Puglia per la cura e la riabilitazione psichiatrica, conta sette strutture, due delle quali a Bitonto: il centro diurno in via Capaldi e la Casa per la Vita in piazza Moro.

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Una gestione molto impegnativa, soprattutto in tempi di Covid.

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«Siamo riusciti a non avere focolai durante questi mesi di pandemia. In quest’anno così difficile i pazienti sono stati bravi a seguire le regole», racconta a BitontoLive la presidente della cooperativa, Maria Pia Cozzari.

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Obiettivo primario di Anthropos – sottolinea – è dare dignità e la giusta cura alle persone con problemi psichiatrici. Per ognuna di loro viene creato e condotto un progetto individualizzato a carattere educativo, psicologico e terapeutico.

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«Lo stigma sostiene la presidente – esiste ancora: i “matti” sono considerati persone da cui proteggersi e da tenere lontane. Il diritto di cittadinanza resta spesso uno slogan, difficile da realizzare».

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La legge di riforma del 1978, detta Basaglia dal nome dello psichiatra promotore della chiusura dei manicomi in Italia, ha dato avvio ad un lento processo di superamento degli ospedali psichiatrici, con la creazione di servizi centrati sulla comunità che permettono ai pazienti di condurre la loro vita in contesti sociali normali. «Ma questo percorso è ancora lungo e tortuoso», afferma Maria Pia Cozzari, sociologa illuminata e donna di grande sensibilità. La sua formazione professionale viene dal cosiddetto Gruppo di Trieste, il team di esperti della malattia mentale (medici, sociologi, assistenti sociali, volontari e studenti) che seppe creare un modello di servizi basati sulla comunità: appartamenti protetti e cooperative. L'ospedale psichiatrico di Trieste fu chiuso e sostituito da servizi territoriali.

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«Fu una rivoluzione», ricorda Cozzari, che racconta come sia cambiato negli anni il profilo delle persone con malattia mentale: prima soprattutto poveri ed emarginati, oggi persone di ogni estrazione sociale, anche laureate, e sempre più giovani.

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Se si ammalano i polmoni o il cuore, perché non può ammalarsi un organo tanto più complesso come il cervello? Eppure la “pazzia”, articolata nelle sue tante forme – depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, panico, distimia, anoressia, schizofrenia – è un problema sociale che continua ad essere stigmatizzato.

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La famiglia – spiega la presidente di Anthropos – ha un doppio carico: far fronte alla malattia (anche se la medicina ha risolto molti problemi sintomatici con gli psicofarmaci) e alle implicazioni comportamentali e di accettazione sociale.

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La nuova frontiera, accelerata dalla pandemia per la necessità di evitare contatti e contagi, è l’e-mental therapy. Da remoto, via internet o telefono, si possono realizzare interventi preventivi per casi non ancora clinici, e servizi di consulenza e supporto attraverso gruppi di chat, fino ad arrivare alla somministrazione di terapie cliniche da parte degli specialisti.

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«Stiamo facendo una ricerca in Italia con altri gruppi – spiega Cozzari – per capire come diffondere questo sostegno a distanza attraverso i nuovi canali e le nuove piattaforme. L’e-mental therapy si rende necessaria per far fronte a disturbi d’ansia e depressione sotterranei e non curati, che hanno un’incidenza del 30% sulla popolazione. Una sottostima che non tiene conto di tutto il sommerso. Il problema è esploso con il Covid, che ha fatto da detonarore, rompendo equilibri mentali già fragili».

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Molti – afferma la sociologa – piuttosto che rivolgersi al servizio pubblico e dichiararsi “matti”, si chiudono nell’isolamento. E questa è una mina per la nostra società, già complessa e precaria, e senza più punti di riferimento certi.

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mercoledì 20 Gennaio 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 14:12)

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Franco
Franco
3 anni fa

Ce ne eravamo accorti, non solo guardando quelli che cantavano sui balconi ma pure leggendo le cattiverie e i sospetti sui propri concittadini, considerati come pericolosi untori.