Cultura

“Il cielo mantiene sempre le promesse”, racconto vero di vite ai margini

Mariella Vitucci
Danilo Cappiello
Pubblicato a dicembre da Planet Book il romanzo d'esordio di Danilo Cappiello
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“Scrivere, per me, equivale a respirare. Raccontare stati d’animo, sensazioni, umori e sfaccettature della quotidianità è il mio modo per sentirmi vivo all’interno della comunità”. Così Danilo Cappiello racconta il suo rapporto con la scrittura. Un bisogno quasi fisico. Essenziale.

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Danilo ha 29 anni. Ne aveva poco più di venti quando si affacciò alla redazione virtuale di BitontoLive (riunioni periodiche al bar, allora consentite) per chiedere di collaborare. Un fiume di parole in piena ma a voce bassa, per dire la sua voglia di scrivere e d’imparare. Un percorso cominciato nel 2012 e approdato nel 2017 al tesserino da giornalista pubblicista, senza mai una protesta per i tagli drastici ai suoi pezzi sterminati, asciugati via via da troppi incisi e metafore, per far emergere l’essenzialità di concetti annacquati da parole in eccesso. Così è venuto fuori uno stile personalissimo, che sa fare di ogni racconto una sceneggiatura.

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Lo sport è la grande passione di Danilo, per sei anni nell’ufficio stampa del Bitonto Calcio e per tre in quello del Futsal Bitonto 2019, ma la sua anima bella emerge soprattutto quando scrive di altro. E il suo romanzo d’esordio – “Il cielo mantiene sempre le promesse", lo dimostra. Un racconto di vite ai margini, in cui vengono messi a nudo sentimenti, paure, disagi.

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“Ci ho messo dieci mesi per scriverlo. Si è incastrato in un periodo difficilissimo per me, in cui la scrittura era la sola valvola di sfogo, posso dire la mia salvezza”, racconta a BitontoLive.

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“Vivevo un inferno sul lavoro. Era novembre 2019 – ricorda – e seguivo una partita di calcio, sospesa per pioggia. Ricordo il cielo plumbeo di quel pomeriggio, pesante come i miei pensieri. Quell’acquazzone fu una rivelazione: mi fece capire che alla fine non si scappa da nulla, che arriva il momento di fare i conti con tutto ciò che è in sospeso, che il cielo mantiene sempre le promesse. O le minacce, come in quel pomeriggio di novembre carico di pioggia. Il cielo è lo specchio in cui tutti ci riflettiamo”.

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Il romanzo affronta temi sociali duri: precariato, bullismo, disturbi alimentari, violenza. C’è una giovane coppia in crisi perché lui non ha un lavoro stabile; c’è una ragazza emarginata per la sua obesità e poi stuprata; ci sono storie di prevaricazione e di malessere profondo. Personaggi “periferici” che si muovono in uno sfondo sociale intriso di pregiudizio, dove vince la legge del più forte.

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Il finale è sospeso, e prelude ad un sequel. “In verità molti me l’hanno già chiesto – racconta Danilo – perché vogliono sapere come vanno a finire le storie dei miei personaggi. S’identificano in loro, provano la stessa inadeguatezza. E ne sono felice perché scrivo proprio per questo: per dare voce a chi di solito non ce l’ha. Mi piace raccontare degli ultimi, di quelli che hanno difficoltà a farsi sentire”.

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Il linguaggio del romanzo è forte, quasi brutale. “Infatti – confessa – temevo veti dalla casa editrice (la pugliese Planet Book, ndr), ma per fortuna non è stato così. Non avrei accettato revisioni stilistiche ed ero pronto ad auto pubblicare il libro. È stata una grandissima soddisfazione, dopo un anno terribile in cui avevo perso il lavoro e la voglia di vivere. A tirarmi fuori dall’abisso sono stati la mia ragazza, che mi sta accanto da nove anni, e la mia famiglia”.  

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Danilo ha una sola certezza: non smetterà mai di scrivere. Già quand’era alle elementari – racconta – scriveva racconti gialli. Mai avuta né desiderata una playstation perché “vincola la mente”, fantasia e immaginazione a briglia sciolta, frenate alle medie da un’insegnante d’italiano scostante, e alimentate invece alle superiori dal professor Gaetano Baldassarre. “Gli sarò sempre grato per aver saputo vedere in me qualcosa di buono – dice – perché avevo scelto la scuola sbagliata e lui mi ha insegnato a libri chiusi il sentimento che accompagna l’opera di poeti e scrittori. Ho sviluppato una passione per Pier Vittorio Tondelli e mi sono innamorato del suo linguaggio forte e vero. Mi sono immerso nei misteri e nell’introspezione di Giorgio Faletti, nella scrittura mina vagante di Niccolò Ammaniti, nelle vite violente raccontate da Pierpaolo Pasolini”.

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Mentre il libro pubblicato a dicembre, con le pagine che profumano ancora d’inchiostro, riscuote consensi che quasi l’imbarazzano (“Preferisco trovare difetti in quello che faccio”, dice, ed è sincero), Danilo Cappiello progetta nuovi racconti ma resta con i piedi ben piantati per terra. Fa il magazziniere e sogna un contratto a tempo indeterminato che gli permetta di avere una casa tutta sua, di costruirsi una famiglia.

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“Come mi vedo fra cinque anni? Di sicuro alla scrivania, a scrivere, con accanto la mia compagna e magari anche un figlio. Come diceva Picasso, l’ispirazione arriva ma tu fatti trovare al lavoro”.

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domenica 10 Gennaio 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 14:15)

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