Memoria collettiva

​La passione della buona politica, l’esempio di Enzo Lisi

Marino Pagano
Al centro
Quindici anni fa ci lasciava uno dei più importanti protagonisti della destra, non solo strettamente cittadina
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Immancabile appuntamento con la memoria, oggi. Avevamo anticipato, qualche settimana fa, scrivendo di Giuseppe Traetta, giovane attore e poeta bitontino, del necessario ricordo anche di Enzo Lisi, validissimo politico scomparso troppo presto, anch’egli, come Traetta, a metà agosto 2002, quindici anni fa.

Nella foto che pubblichiamo, per gentile concessione della famiglia, un giovane Enzo Lisi ad un convegno. A destra si riconosce Marcello Veneziani.

Mai dimenticare le figure importanti per la storia politica della città e poi anche per le personali esperienze biografiche, per i fondanti e incancellabili momenti, infine per il senso più alto di una lezione che non è mai finita e che continua, in forme e tempi diversi. Una lezione perché Enzo Lisi è stato, per i molti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarlo da vicino, il padre, o se si vuole il fratello maggiore, di una generazione di ragazzi che hanno inseguito un ideale non solo strenuo nelle conclusioni politiche, soprattutto volto alla comune crescita civica e poi confermato con assoluto impegno per le sorti della comunità. Una militanza del vivere uniti, assieme anche alle differenze o ai diversi toni a seconda delle battaglie che si sentivano più care. Lisi, nato a Bitonto il 14 maggio del 1955, è stato uno dei protagonisti della destra, non solo strettamente cittadina. Legatissimo a Pinuccio Tatarella (chi non ricorda il suo grande dispiacere alla scomparsa del ministro dell’armonia, nel febbraio del 1999?), ha attraversato le più importanti stagioni della destra, italiana e non solo pugliese. Anni anche drammatici, come quelli Settanta o primi Ottanta. Ecco da qui anche il suo legarsi alla realtà barese. Sarà poi assunto presso il gruppo di An alla Provincia di Bari, realtà dove entrerà in contatto con molti politici, di ogni schieramento.

Il giovane Enzo è un attivo, un entusiasta. Non ha i toni del militante estremista, capisce in più l’importanza della cultura, pur senza atteggiarsi ad intellettuale. Si laurea in legge e diventa, tra gli altri incarichi, presidente della fondazione Prezzolini e poi a lungo collaboratore della segreteria tatarelliana. Per queste ragioni, è ancora oggi ricordato con affetto dagli esponenti nazionali della destra, attualmente frammentata e senza casa. Da qui il ritorno poi nella sua città, del resto mai abbandonata sia nelle attività della sezione sia nella stessa militanza. Un partito a Bitonto, come Msi e poi come Alleanza Nazionale, storicamente al centro di contrasti e divisioni. Enzo è un carismatico, capace e volitivo. Simpatie, tantissime, cosi come unanime la stima. Non mancherà il dissapore con qualche altro esponente d’area, magari della sua stessa generazione. Ma erano spesso fasi, passaggi congressuali, divisioni momentanee. Poi ci si ritrovava più amici di prima.
Istituzionalmente, dopo anni di gavetta politica e qualche rinuncia, la storia amministrativa di Lisi comincia nel 1994, quando la generazione che aveva sostituito a livello anagrafico i dirigenti missini Tommaso Mancini e Felice Cassano trova in lui un valido protagonista. Ma c’erano stati prima anche Vincenzo Carbone (unito ad Enzo nel destino della morte prematura) e Antonio Giordano. Per non parlare dei due eletti nel 1994 con Enzo stesso, più grandi di lui: Cettino Trotta e Franco Tassari, uomini simbolo della destra bitontina.
Nel 1998, primo mandato di Nicola Pice, la riconferma e la nomina a capogruppo di Alleanza Nazionale. Coordina così l’attività del nucleo composto anche da Franco Illuzzi, dall’allora esordiente Domenico Damascelli e da Oronzo Schiraldi. La campagna elettorale del 1998 era stata particolare anche nell’ambito della stessa destra. Ancora una volta, fecero capolino le divisioni e un’ala consistente del partito candidò Cettino Trotta a sindaco, mentre An, che nonostante queste defezioni ottenne un ottimo successo, era nel cartello elettorale che propose il commercialista Mario Carbone.
Enzo porta avanti un’opposizione molto tecnica al governo Pice.
Confronti duri e rigorosi ma sempre principalmente politici e mai irrispettosi delle persone. Non certo nascosta anche la sua amicizia personale con il capogruppo Ds del tempo, Antonio Sblendorio. Una delibera fuori posto, il ritardo nella consegna di un atto, il mancato recapito ai consiglieri delle carte. Enzo era sempre lì, pronto ad evidenziare mancanze e limiti della macchina amministrativa. Ecco, se c’era una fissa di Lisi, questa era relativa al senso che egli attribuiva al ruolo del consigliere comunale. “Un’investitura, una specie di missione. Le nostre funzioni non vanno deligittimate e svilite. Rispettateci” diceva sempre. Andiamo a memoria ma il virgolettato crediamo sia fedele rispetto al suo pensiero.

Era un idealista razionale, Enzo. Un appassionato con il piglio del pragmatismo. Sigaretta sempre con sé, voce provata dal fumo, baffo sornione.
Poi, quel dannato 15 agosto, il fattaccio. Enzo è in vacanza a Viggianello, pieno Pollino. Un infarto lo stronca. Chi scrive fa fatica a ricordare senza emozioni. Ma tant’è. Arriva la tremenda telefonata. Enzo non c’è più, all’improvviso. L’incredulità fu generale, così come il dolore. Ma particolarmente affranti furono i giovani, i suoi ragazzi di partito, che in lui avevano sempre visto il maestro e il leader, ricambiati con l’affetto di chi vede già crescere la generazione che seguirà. Così anche i coetanei, al suo fianco in tante battaglie, in primis il carissimo cognato e amico Pinuccio Schiraldi, per anni presidente della sezione cittadina di An. Commozione anche da parte dell’amministrazione comunale. A sua cura l’allestimento della camera ardente nella Sala degli Specchi di Palazzo Gentile. Pice lesse un ispirato saluto a Lisi durante le esequie, celebrate da don Vincenzo Cozzella al Crocifisso.
Tutto questo nella dimensione pubblica e politica perché va da sé che lo strazio più forte fu quello della famiglia. Enzo lasciò i suoi tre figli Resy, Angelo e Saverio, ragazzi straordinariamente provati dalla vita anche successivamente, quando pure Assunta, moglie di Enzo, ha lasciato la dimensione terrena. Proprio per questo, ragazzi forti, esempio di coraggio per tutti. Un maestoso inno alla vita, nonostante tutto. Tre fratelli dal sorriso radioso, felici, con nel cuore un lascito di amore grande e cinque vite tutte assieme, ad abbracciarsi per sempre.
Un ultimo pensiero. La città non dimentichi Enzo Lisi. Non lo dimentichi la sua parte politica, al momento in crisi. Non lo dimentichi il giovane appassionato, come esempio di abnegazione e spirito di servizio (al di là di ogni visione di parte). Più che un pensiero, un sincero augurio.

giovedì 10 Agosto 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 22:58)

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GIUSEPPE PAPARELLA
GIUSEPPE PAPARELLA
6 anni fa

E COME CI SI PUO' SCORDARE DELLA SUA ONESTA' INTELLETTUALE?E' STATO L'AMICO PIU' SINCERO CHE ABBIA MAI AVUTO.IL SUO PIU' GRANDE RAMMARICO ERA DI NON ESSERE RIUSCITO A CONVINCERMI AD ENTRARE IN POLITICA,ALSUO FIANCO.
CIAO ENZO

Giacomo Pantaleo
Giacomo Pantaleo
6 anni fa

Un riferimento per un intera generazione di giovani ragazze e ragazzi che iniziavano il loro percorso di impegno civile.se tanti di noi,oggi,hanno modo di pensare a quella straordinaria stagione di militanza e passione vera,per la lotta politica,non possono non tributare un doveroso omaggio,all'amministratore,all'uomo e,per quanto mi riguarda,all'amico.ciao Enzo!