Cultura

Restauri e una mostra sulla primavera, fiorisce l’arte “bitontina”

Marino Pagano
Colletttiva "primaver’arte"
Lavori di ripristino a Bari per Valeria Sblendorio e una rassegna a "Mariarte"
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Due pillole di arte, oggi. Diverse. Da una parte un restauro, dall’altra una mostra interessante.

Parlerà anche bitontino la basilica di San Nicola di Bari. Un restauro, importante: ed ecco la mano di Valeria Sblendorio, giovanissima nostra concittadina, studentessa del corso di laurea in “Conservazione e restauro dei beni culturali” all’Università degli Studi di Bari.

Né è la prima volta che Valeria lavora lì.

Il lavoro dell’equipe (quattro studenti) coinvolge i dipinti murali occupanti la parte inferiore della parete semicircolare dell’abside destra: gli unici, tra quelli che erano presenti nella basilica, giunti sino a noi.

Il restauro prevede la pulitura degli affreschi e il rifacimento delle stuccature e delle integrazioni pittoriche.

Opera ancora in corso (si finirà o a luglio o a settembre), il “ritocco” affronta lavori di Giovanni da Taranto, autore su cui ha scritto Ferdinando Bologna nel suo monumentale “I pittori della corte angioina di Napoli”.

I dipinti facevano parte di un ciclo pittorico molto più ampio: decorate erano infatti tutte e tre le absidi del tempio, ciclo poi rimosso a fine 500 per l’edificazione del mausoleo di Bona Sforza.

L’abside destra, nel corso dei secoli anche cappella di San Martino, ha dunque visto occultati i suoi dipinti murali. Fino a quando, a inizio 900, i restauri elimineranno le varie decorazioni barocche per farli ritornare alla luce.

Si è molto parlato, nei decenni successivi del 900 e sino ad oggi, della legittimità di alcune operazioni filologiche, spesso celanti un’arte, soprattutto dei lapicidi, quella barocca, che invece andava preservata (si segnalano gli studi di Mimma Pasculli Ferrara).

Ma non è questo ora al centro del pezzo.

Lo è, invece, la nostra valente conterranea, visibilmente entusiasta della sua partecipazione ad un così importante e coinvolgente restauro.

Sull’attività di Giovanni da Taranto (e non solo), ineludibile la lettura del saggio, a firma di Nello De Gregorio, “Rinaldo e Giovanni da Taranto nell’arte italiana”, edito da Scorpione nel 2008, testo da cui abbiamo attinto alcune informazioni.

I dipinti baresi segnalano l’incrocio di stili e la compenetrazione culturale che si ebbe tra arte bizantina e affiancamento dell’esperienza toscano giottesca.

Parliamo di tre figure di santi: una Crocifissione; il Cristo sposo (o icona del Nymphios) affiancato da due figure, di cui una è forse la Vergine (ancora di stile bizantino); immagini frammentarie presenti nella parte superiore. Le varie sezioni sono poi delineate da cornici dipinte con calchi di elementi architettonici.

Attendiamo, dunque, Valeria al prossimo restauro o lavoro che, ne siamo certi, la vedrà valorosa protagonista.

All’insegna dell’arte che rifiorisce, invece, la mostra “primaver’arte”, tenutasi nelle scorse settimane al centro culturale “Mariarte”, in collaborazione con la compagnia teatrale Okiko Drama.

Numerosi e di valore gli artisti presenti alla rassegna, provenienti da più parti del barese: Francesco Sannicandro, Maria de Marzo, Carmen Alberini, Rosaria Piccione, Daniela Saliani, Raffaella Spadavecchia, Caterina Manginelli, Michele Spadavecchia, Annalisa Schirinzi, Lucia Spinelli, Luigi Cannone, Gianna Bari, Lucia Ciliberti, Pietro De Benedictis, Lia Barbara, Carlo Centonze.

Un sodalizio da tempo attivo a livello culturale e squisitamente artistico, quello di “Mariarte”. La mostra è stata curata da Angela Ubaldino, intervenuta al vernissage assieme a Rosa Masellis, Giulia Rucci, Piergiorgio Meola.

Ed ecco così che il pubblico ha potuto ammirare la composizione floreale di Raffaella Spadavecchia, un gustoso acquerello; a tecnica mista invece il suo “Viaggio”.

L’acrilico domina nella “Corona di Hibiscus”, dipinto di Rosaria Piccione con al centro una donna che sembra provenire da culture arcaiche, mentre Annalisa Schirinzi, con “L’urlo dei colori”, ci presenta, scrive la Ubaldino, “l’accento sulla bellezza armonica tra il ciclo delle stagioni e quello della vita, in un tripudio di colori caldi e primaverili”. Sua anche l’opera “Verso la luce”.

Maria de Marzo è stata presente con l’olio su tela “Piove” e Luigi Cannone con “Estate Barocca” e l’opera “Sirena e la luna”.

Due anche i lavori di Caterina Manginelli (“Faccio vela verso di te” e “Le mille e una luna”), così pure Lucia Ciliberti (“Meraviglia di una danza” e “Risveglio della natura”).

La luna è al centro del messaggio di archetipo femminile materno lanciato anche da Daniela Saliani, con “Le due lune”.

Un volto di donna in dettaglio, grazie alla grafite e all’acrilico su tela, è mostrato da Lucia Spinelli, “Passiflora”; alle donne e ai fiori fa altrettanto riferimento Carmen Alberini, con “Donna con fiori” e “Primavera in un vaso”.

Eccoci al racconto di un uomo, Michele Spadavecchia, con “Universo” e “Subconscio”, tecniche miste: una riflessione sull’io e la totalità, l’universo e il dentro di noi. Gianna Bari, valente artista e ritrattista bitontina su cui abbiamo già scritto in passato, ha presentato l’olio su tela “Il balzo della locusta”.

Due opere anche per Carlo Centonze: “Scorcio sito rupestre Sette Camere in Gravina” e “Primavera sulla collina archeologica di Botromagno in Gravina”, omaggi dell’artista alla sua bellissima terra murgiana, tributi stampati su forex. Tornano i fiori ridenti nel “Campo fiorito” e nel “Mandorlo blu” di Lia Barbara, stucchi e acrilici su tavola.

Il bitontino Cleto Albi, in tecnica mista, ha preparato per l’occasione l’opera “Origami”, dove “predomina il colore del mare, acqua primordiale” (ancora la Ubaldino).

Il colore è poi quello della “Natura verde”, olio su tela-spatola, di Piero De Benedictis, con all’attivo anche “Campo di sole”, lavoro “dalla visione libera e lirica del paesaggio”.

Stefania Sannicandro, con “Goddess Flora”, dona al visitatore la sua opera in digital painting-photomanipulation, mentre Enza Piccolo racconta, grazie al tessuto manovrato ad arte (è proprio il caso di dire), “I colori del creato” e “Jasmin”.

E veniamo, infine, a Franco Sannicandro, notissimo artista bitontino, interprete acutissimo dei destini dell’arte contemporanea, uomo che non ha certo bisogno di presentazioni. Franco è stato presente alla mostra con l’opera in latta “Su uno scoglio”, con al centro la rondine, simbolo della primavera che torna e ritorna, allegoria struggente anche dei nostri desideri e delle nostre ansie.

giovedì 27 Aprile 2017

(modifica il 28 Giugno 2022, 23:48)

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Hashim Frough
Hashim Frough
7 anni fa

Grande Valeria ❤️