Cronaca

Missione umanitaria in Ucraina, sulla via verso “casa”. Giorno 4

Mariella Vitucci
Il gruppo di profughi ucraini in viaggio verso la Puglia
Continua il nostro racconto attraverso le testimonianze del presidente dell'Avis Bitonto, Massimo Rutigliano, e dell'interprete ucraino Andrii Aleksandruk
scrivi un commento 60

Le nostre comunicazioni via WhatsApp si aprono all’alba e si chiudono poco prima di mezzanotte. Il primo messaggio inviato ieri da Massimo Rutigliano è delle 5.30, per annunciare l’arrivo alla frontiera tra Romania e Ungheria. I controlli dei documenti dei profughi sono stati estenuanti e hanno richiesto quasi sei ore.

Alle 13.30 sosta a Szihalom per il pranzo, prima di riprendere il viaggio. «Sono bastati dei semplici panini per rendere felici i profughi, che non smettevano di ringraziarci per la nostra ospitalità», racconta Massimo.

Accanto a lui c’è Andrii Aleksandruk, l’interprete ucraino che partecipa a questa missione umanitaria a bordo di un bus delle Autolinee Chiruzzi di Bernalda (Matera), alla cui guida si alternano Dino, Giambattista e Ayoub. Quattromilaseicento chilometri percorsi in quattro giorni.

Andrii è di poche parole ma decide di raccontarci la sua storia: dal 2009 vive in Italia, prima a Matera poi a Bari, dove lavora come scaffalista in un grande supermercato. Aveva solo ventidue anni quando lasciò l’Ucraina insieme alla madre, che lavora come badante. È un tecnico meccanico, Andrii, ma il suo titolo di studio non è riconosciuto in Italia e ha dovuto prendere la licenza media alla scuola serale.

Martedì mattina – quando il bus è arrivato finalmente a Siret con il suo carico di viveri e medicinali raccolti dai volontari di Avis Bitonto e Modugno, 2hands Bitonto e Le Mani Tese Modugno – Andrii ha potuto riabbracciare il padre che non vedeva da più di tre anni. Volodymyr Aleksandruk ha attraversato la frontiera per rivedere suo figlio. Ha 59 anni ed è in pensione, ha smesso la divisa di tenente colonnello dei carabinieri per indossare quella di guardia sociale: fa la ronda nella sua città, una delle poche ancora risparmiate dalle bombe russe, e aiuta chi ha bisogno. «Sono preoccupato per lui – confida – ed anche per mia sorella, che vive in Ucraina con il marito e due bambini. Mi auguro che non debbano vivere quello che hanno vissuto le persone che viaggiano con noi, costrette a lasciare le loro case, stanchi e senza nessuna certezza per il futuro. Purtroppo credo che la guerra durerà ancora a lungo, finché non ci sarà un vincitore…».

Le parole di Andrii, asciutte e crude, scavano un solco di amarezza e paura.

Tre ore dopo, un messaggio di Massimo Rutigliano ridà speranza: «Arrivati in Slovenia alle 19.15, il rientro in patria è sempre più vicino! Siamo in viaggio da quasi quattro giorni, con poche ore di sonno ma l’emozione di vedere un po’ di serenità e perfino qualche sorriso sui volti delle persone che portiamo a bordo, ci ripaga di tutto. Mi vengono lacrime di gioia, pensando che queste persone da domani non sentiranno più le sirene dei bombardamenti ma il suono delle campane».

Alle 23.35 di ieri il bus ha varcato il confine italiano.

Domani il racconto dell’ultima giornata di questo lungo viaggio.

mercoledì 13 Aprile 2022

(modifica il 4 Luglio 2022, 16:42)

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti