Attualità

“Raggio di Sole”, la speranza nasce qui

Marco Lovero
Gli ospiti della casa alloggio
Entriamo nella struttura della fondazione Santi Medici che da oltre vent'anni ospita i malati di Aids
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Inaugurata nel luglio del 1999 e frutto di un sogno condiviso da don Tonino Bello e don Francesco Savino (all’epoca parroco rettore della basilica Santi Medici ed ora vescovo di Cassano all’Jonio), la casa alloggio “Raggio di Sole” è attualmente l’unica struttura operativa in Puglia ad ospitare malati di Aids, stadio clinico avanzato dell’infezione da HIV.

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Ispirata al modello di “Villa del Pino” di Monte Porzio Catone, inizialmente fu accolta con una certa diffidenza dalla comunità bitontina, che avrebbe preferito una collocazione più periferica, in campagna, piuttosto che in città, all’ombra della basilica. Fu quello l’inizio di un percorso che ancora oggi appare in salita, disseminato di sfide quotidiane create dai pregiudizi e dalla scarsa (o nulla) informazione sul tema.

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Chi sono gli ospiti di “Raggio di Sole”

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Gli ospiti della struttura sono diciotto: un gruppo eterogeneo di persone che convivono da moltissimi anni con la malattia, alla quale qualcuno non si aspettava di sopravvivere, condizionato anche dalla perdita di amici affetti da Aids.

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“Raggio di Sole” è una sfida di convivenza che punta sulle relazioni fra individui – ognuno con una storia e un personalissimo background – con lo scopo principale di ridare valore al rispetto del regolamento che orienta lo stile di vita nella struttura, impegnando gli ospiti in attività giornaliere di riassetto domestico e nel disbrigo di commissioni, garantendo loro le necessità primarie (doccia, pasti regolari e abiti puliti).

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Nella casa alloggio, che per i suoi residenti rappresenta una vera e propria famiglia, si organizzano anche feste di compleanno e momenti conviviali, psicoterapia di gruppo, attività estive… E poi c’è Peter Pan, il giornale in cui ospiti, operatori e volontari condividono le proprie riflessioni su temi importanti che li riguardano.

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Monitoraggio, sostegno e supporto costante sono i pilastri fondamentali per ridare dignità nella malattia, vero obiettivo a cui mira la fondazione Santi Medici, e per garantire serenità psicologica e fisica difficilmente raggiungibile con la sola chimica dei farmaci.

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L’impatto della pandemia sugli ospiti

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Sono stati applicati e rispettati tutti i protocolli necessari a fronte dell’emergenza sanitaria da Covid-19, grazie al senso di responsabilità degli operatori, ma non sono mancati problemi affettivi ed emotivi, superati in parte con le attività studiate ad hoc per gli ospiti: durante il primo periodo di quarantena. Durante i cicli di sanificazione (che non permettevano l’accesso alla struttura per alcune ore), sono stati organizzati diversi passatempi, dal classico cruciverbone e karaoke fino all’allestimento d’innovativi laboratori multimediali incentrati sull’ascolto dei suoni naturali.

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Fra le attività organizzate, forse la più importante è stata il Laboratorio degli Abbracci, dove gli ospiti di “Raggio di Sole” hanno potuto non solo ritrovare il contatto fisico a lungo perso a causa dell’emergenza sanitaria (sempre nel rispetto delle norme di prevenzione dei contagi) ma anche viaggiare nei loro ricordi e nel loro passato. C’è stato chi, nel gesto d’affetto ricevuto, ha potuto riabbracciare virtualmente la madre, scomparsa ai tempi della sua detenzione in carcere.

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I pregiudizi, ostacolo ancora da superare

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Fondamentale è il ruolo svolto dall’informazione e dall’istruzione. È necessario informare sulle modalità di trasmissione dell’Aids (tramite rapporti sessuali non protetti, trasfusioni di sangue contaminato e aghi ipodermici, o mediante trasmissione verticale da madre a bambino durante la gravidanza, il parto e l'allattamento al seno), ma anche investire sulla scuola, pilastro fondamentale per l’estinzione dei pregiudizi di qualunque tipo, per formare, responsabilizzare e rendere consapevoli i cittadini di domani, educandoli all’affettività e alla sessualità consapevole.

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Importantissima è anche l’inclusione, da sperimentare passo dopo passo, attraverso i piccoli gesti della vita quotidiana, proponendo – e non imponendo – percorsi di apertura e condivisione, e creando un dialogo basato su tolleranza e accoglienza. Solo così si abbattono i muri del pregiudizio e si costruiscono ponti fra gli individui.

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mercoledì 27 Gennaio 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 14:09)

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