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Un Natale senza presepe a Mariotto, lettera aperta di un bitontino non residente

La Redazione
Natale a Mariotto
Il cavalier Paolo Iuso, mariottano trapiantato in Toscana, esprime amarezza per una tradizione che è giunta al capolinea
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“Il presepe a Mariotto non si fa. Una tradizione ultradecennale è finita. Di chi è la colpa?”, esordisce così la lettera aperta a firma del cavalier Paolo Iuso, mariottano trapiantato in Toscana, che ha voluto esprimere tutta la sua amarezza per la fine di una tradizione che per decenni ha animato la frazione nativa.

“Di nessuno o di tutti. Certo la mancata collaborazione da parte della cittadinanza ha indotto i fautori della bella manifestazione a gettare la spugna. Incomprensioni, diatribe, antagonismo puerile nei confronti dei vecchi organizzatori, hanno contribuito a rompere un giocattolo meraviglioso. Era diventato un appuntamento tradizionale e culturale, nonché di promozione della piccola frazione e dei prodotti locali che attirava migliaia di visitatori nel periodo natalizio che con immane sacrificio, solo da parte di taluni, animavano Mariotto.

Peccato, era diventato un appuntamento fisso, la popolazione sentiva il Natale e le feste seguenti con entusiasmo, senza partecipare alla sua realizzazione, davvero un peccato.

Non vivo a Mariotto, ma ci sono nato. Aspettavo il periodo natalizio per tornare al paesello e sentire il calore della festa che si identificava nel falò acceso per l’occasione. Certo, io non contribuivo alla realizzazione materiale del Presepe, ma come potevo partecipavo comunque. Franco Altamura, cittadino pioniere della realizzazione, lo sa e forse anche altri miei compaesani.

Avevo insistito l’anno scorso per la ripresa della manifestazione che l’anno prima si era interrotta. Fu il grido del Vescovo, Monsignor Cacucci, che mi indusse a contattareAltamura e l’amministrazione comunale, tramite il Presidente del consiglio comunale, Gaetano De Palma, che accolse con entusiasmo e supportando la mia proposta per riconoscere a costui l’onorificenzadi “Benemerenza”, proprio per invogliare la prosecuzione della manifestazione. Tutto inutile, i mariottani sono rimasti refrattari, non hanno capito il sacrificio e l’importanza di quella iniziativa.

Ora che Natale sarà? Quale sarà il segno della festa? L’apatia?, la mancata collaborazione? Il mancato senso dell’appartenenza? Oppure il rammarico di non aver capito e collaborato alla prosecuzione della tradizione? Non ho la risposta, ma quello che sento di dire è soltanto che è davvero un GRAN PECCATO”, conclude il cavalier Iuso.

mercoledì 14 Novembre 2018

(modifica il 28 Giugno 2022, 19:08)

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