L’intervista

Leonardo Surdo, lo scienziato aerospaziale che sogna di volare fra le stelle

Mariella Vitucci
Mariella Vitucci
Leonardo Surdo
Leonardo Surdo
A gennaio ha partecipato al lancio di Axiom-3 da Cape Canaveral. In questi giorni è tornato a Bitonto, dove ha incontrato gli studenti del liceo Galilei  
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Vola oltre l’atmosfera nella bassa orbita terrestre, a 400 chilometri sopra le nostre teste. È l’Iss, la stazione spaziale internazionale, un laboratorio grande quanto un campo da calcio che si muove attorno alla Terra alla velocità di 28mila chilometri all’ora. «Quattrocento chilometri possono sembrare tanti, ma è quasi quanto la lunghezza della Puglia», osserva Leonardo Surdo, scienziato aerospaziale bitontino 38enne che sogna di fare l’astronauta «da sempre».

Maturità scientifica al liceo Galilei di Bitonto e laurea in Biotecnologie mediche e Medicina molecolare all’Università di Bari, parla quattro lingue straniere (inglese, francese, tedesco e olandese) e vive in Olanda, a Leiden. Dopo aver lavorato all’Estec, il centro di ricerca per le attività spaziali dell’Esa (l’agenzia spaziale europea) di Noordwijk, da undici anni si occupa di ricerca e sviluppo per la società indipendente Space Applications Services, che progetta e costruisce sistemi, soluzioni e prodotti innovativi per i mercati dell’aerospazio e della sicurezza. Realizza missioni spaziali con e senza equipaggio, centri di controllo, robotica e sistemi informativi. Promosso di recente a project manager per il servizio di commercializzazione spaziale ICE Cubes, Leonardo è impegnato in progetti d’implementazione delle attività di ricerca sull’Iss, a cui collaborano Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone e Russia. «Un bell’esempio di cooperazione internazionale – sottolinea – tanto da essere stata candidata nel 2014 al Nobel per la pace. Sulla stazione spaziale internazionale si effettuano esperimenti scientifici in microgravità, assemblando componenti e campioni provenienti dalla Terra. Si lavora a progetti che presentano possibili applicazioni nei campi della salute, dell’energia pulita e della tutela ambientale…». Un esempio? Le colture cellulari per studiare l’insorgenza e il decorso di alcune patologie e testare la sicurezza e l’efficacia di nuovi farmaci. L’ambiente microgravitazionale permette di studiare modelli cellulari e osservare fenomeni non visibili sulla Terra, ecco perché i centri di ricerca e le grandi industrie farmaceutiche vanno nello spazio. Inoltre, la sperimentazione è molto più rapida: il processo d’invecchiamento in microgravità è accelerato, con un rapporto di circa un mese rispetto ad un anno sulla Terra. E risparmiare tempo vuol dire risparmiare denaro.

Leonardo Surdo ha collaborato alla messa a punto della strumentazione scientifica per il lancio della missione Axiom-3, avvenuto il 18 gennaio scorso dalla base Nasa di Cape Canaveral, in Florida. È un centro enorme con diverse piattaforme di lancio verso lo spazio, una cittadella immersa in una riserva naturale. A bordo di Axiom-3 sono partiti quattro cosmonauti, tra cui l’italiano Walter Villadei: la prima missione privata di breve durata (quattordici giorni), apripista per uno sviluppo già tracciato. «Il futuro dell’aerospazio – spiega lo scienziato bitontino – sarà sempre più affidato ai privati che stanno consolidando conoscenze e tecnologie sulle missioni in bassa orbita terrestre, per formare un nuovo ecosistema commerciale. L’obiettivo è abbattere i costi. Ci sono industrie e start up anche in Italia che si stanno affacciando a questo mercato, e la mia azienda collabora con realtà di tutto il mondo».

«Partecipare ad Axiom-3 ed entrare al Kennedy Space Center di Cape Canaveral è stata un’emozione fortissima, la realizzazione di un sogno che cullavo fin da bambino», confessa. Esperienza che ha lasciato a bocca aperta gli studenti del liceo Galilei di Bitonto, dove Leonardo ha rimesso piede dopo quasi vent’anni dalla maturità, ospite dell’incontro “Per aspera ad astra” organizzato lo scorso 26 marzo dall’istituto con la collaborazione di Nicola Lavacca, il giornalista bitontino che ha fatto conoscere la storia di Surdo con un bell’articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno.

«Ho rivisto la mia scuola, il preside Giorgio, la professoressa Giuliese mia ispiratrice al liceo. Aveva conquistato tutti in classe per il suo modo affascinante di spiegare la scienza. È stato bello sentire l’affetto dei miei ex docenti e dei ragazzi», racconta Leonardo. Gli hanno rivolto domande sulla sostenibilità delle missioni spaziali, sulle prospettive di vita su altri pianeti, sul suo passato da studente. «Non so cosa voglia dire essere uno studente modello – ha risposto – ma so che al liceo avevo le idee molto chiare sul mio futuro ed ero focalizzato sullo studio per mettere mattoni che mi portassero a costruire quello che avevo in mente. Non riesco a ricordare quando è nata questa mia passione per lo spazio, da sempre guardavo i documentari di Piero Angela e leggevo libri sullo spazio. Poi, all’università, mi sono trovato ad un bivio: via scientifica o ingegneristica. Ho scelto la prima perché, se sai come funziona la vita, sai come adattarla all’ambiente spaziale, ed era questo il mio obiettivo. Oggi mi trovo a fare da ponte fra scienza e ingegneria, lavoro per le missioni spaziali per migliorare la vita sulla terra e dare opportunità all’umanità di andare oltre. Il mio messaggio è che lo spazio è molto più vicino e concreto di quanto si possa immaginare. Dobbiamo essere pronti».

Adesso lo scienziato bitontino sta lavorando ad altri progetti che voleranno sulla stazione spaziale internazionale. Il prossimo step è diventare manager di un intero programma di commercializzazione di una missione spaziale.

«Sogno di diventare astronauta commerciale, figura che esiste al momento ma i costi di questi astronauti privati sono esorbitanti e servono sponsorizzazioni milionarie per lanciare un intero razzo verso l’Iss», spiega Leonardo. Un nome ereditato dal nonno e portato con orgoglio, lo stesso di Leonardo da Vinci, il Genio Universale del Rinascimento. Leonardo Surdo sogna di lasciare la sua impronta nella storia, come il suo mito Neil Armstrong sul suolo lunare. “That’s one small step for a man, one giant leap for mankind”. Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità.

Immaginare obiettivi sempre più alti è cibo per la mente di questo giovane scienziato, partito da Bitonto con tanti sogni in tasca e determinato a realizzarli uno dopo l’altro, per l’orgoglio di papà Luigi, operaio idraulico in pensione, e di mamma Rosaria, casalinga. «Una famiglia semplice che però ha dato a me e alle mie sorelle, Grazia e Isabella, la libertà di fare quello che volevamo, senza imposizioni ma con incoraggiamenti», sottolinea Leonardo. «Nessuno di noi tre figli vive a Bitonto ma i nostri genitori sono fieri di noi, della nostra affermazione. Sono venuti più volte da me in Olanda e li ho portati a visitare le grandi città europee. In questi giorni sono a casa da loro per le vacanze pasquali e sto cercando di essere un buon figlio, per farmi perdonare le lunghe assenze».

Nella vita del giovane scienziato c’è anche spazio per la fede «in un dio che è l’inesplorato, l’energia pura che ha creato il cosmo. Andando a ritroso fino al nulla, resta una domanda senza risposta: perché si è formato l’Universo? Non pongo mai limiti alla scienza e all’immaginazione, ma ci sono incognite ancora oggi irrisolte, teorie immaginabili ma che non possono essere osservate. Continuo a studiare e a nutrirmi di quello che è stato fatto nel passato per capire come relazionarmi al presente e agli altri. Oltre alla storia, ho una passione per la geografia, anche perché viaggio ovunque per missioni di lavoro. La Cambogia è forse il posto più lontano visitato finora, ma sono affascinato dagli estremi geografici, mi piacerebbe andare in Antartide, fare il viaggio di Magellano dall’Atlantico al Pacifico attraverso la Terra del Fuoco, sfidare il mio corpo e adattarlo, per prepararlo a volare nello spazio».

Il desiderio più grande resta sempre quello: fare l’astronauta. D’altronde la parola “desiderio” significa “mancanza delle stelle”. «Da lì veniamo e lì vogliamo ritornare», chiosa Leonardo.

 

 

martedì 2 Aprile 2024

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