Cultura

«Ritrovare la mano dell’altro per uscire dal labirinto»: l’insegnamento di Dina Girasoli

Annarita Cariello
Dina Girasoli
Intervista alla psicologa e psicoterapeuta bitontina, dopo l'uscita del suo ultimo libro per Fides Edizioni
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Quarant'anni di professione al servizio dei pazienti, una vita spesa a sensibilizzare gli altri sull'importanza di dare ascolto ai disturbi interiori per vivere una vita piena e soddisfacente. Questa è Domenica (Dina) Girasoli, psicologa e psicoterapeuta bitontina, che il 15 marzo scorso ha dato alle stampe il suo ultimo volume, "Si-AMO.. al di là del covid", pubblicato da Fides Edizioni. Un libro che parte dal racconto di storie vere e vissuti autenticamente sperimentati proprio durante la pandemia per fare una riflessione più ampia sul concetto dell'altro, interiore ed estraneo, come essere a cui aggrapparsi per rinascere.

«La mia era una famiglia comune, mio padre era un agricoltore, ma mi ha appoggiato nella mia scelta di studiare fuori città per dare ascolto a quella che da sempre è stata un'inclinazione naturale, una predisposizione: mettersi a disposizione degli altri, dare consigli, conservare i loro segreti», esordisce così la dottoressa Girasoli che, in un'intervista esclusiva per BitontoLive.it, riepiloga le tappe della sua carriera professionale e umana. «In questi 40 anni di lavoro è stato fondamentale – racconta – lavorare in equipe con i miei colleghi. Ci siamo dedicati a sensibilizzare anche i medici di medicina generale sulla cura di patologie che possono colpire qualsiasi ceto e qualsiasi età, come l'ansia, gli attacchi di panico, la depressione. Lo psichiatra guarda al sintomo, lo psicologo invece fa attenzione al significato del sintomo e alle sue conseguenze sulla vita delle persone».

Sei anni fa arriva il momento della pensione e la dottoressa Girasoli decide di dedicarsi completamente alla scrittura, continuando con la pubblicazione di saggi e volumi, già iniziata nel 1996 con l'uscita del primo lavoro, "Il giardino dei fiori", sulla terapia di gruppo tra donne.

«La scrittura è il mio strumento per mettere fuori ciò che ho dentro, è stato il modo per trovare un nuovo spazio per me, per ricominciare e per non avvertire il vuoto dopo la fine della mia carriera professionale», spiega. Uno strumento che le ha permesso di affrontare anche i lunghi mesi della pandemia, fatti di chiusure, restrizioni, mancanza di contatti, e di raccogliere storie, racconti, esperienze di chi ha vissuto il covid sotto forma di privazioni, malattia e lutto.

E continua: «L'idea del mio ultimo libro è arrivata proprio durante lo stop generato dalla diffusione del virus, quando tutti abbiamo sperimentato un tempo più lungo, non solo cronologico, ma proprio del vissuto. Un tempo per cogliere le cose importanti della vita, un "tempo giusto" per descrivere l'altro che sentivo dentro me e l'altro che vedevo al di fuori, nella vita comune».

Una catarsi personale, dunque, che ha permesso alla psicologa bitontina di andare oltre le storie personali, di guardare oltre la siepe di leopardiana memoria, per conoscere ciò che ancora non si vede. «Il covid – spiega – ci ha permesso di capire che c'è un estraneo che vediamo come nemico, un essere invisibile da cui difendersi, che uccide, e c'è un estraneo che vive dentro di noi, che non conosciamo».

Il covid, nell'analisi di Dina Girasoli, dev’essere considerato come un periodo di "maggese" in cui tutto si ferma per ripartire, in cui l'animo può rigenerarsi per essere ricoltivato. E può farlo solo sfidando se stesso, osando, andando oltre la routine quotidiana e soprattutto ricominciando a fidarsi dell'altro, come lei stessa sottolinea: «Molti mi chiedono: è necessario per forza vivere una crisi per capire cosa è importante? Io rispondo con un'altra domanda: si desidera davvero qualcosa quando si ha tutto, quando si ha la pancia piena? No, occorre vivere la sofferenza per comprendere cosa davvero può salvarci. Io la risposta ce l'ho: la poesia, la bellezza, la voglia di vivere dell'uomo buono, giusto, la creatività che ci spinge ad uscire dalla depressione delle nostre vite per ritrovare un contatto col mondo».

Da qui scaturisce il titolo del libro. «Ho scelto la parola "siamo" – chiarisce la dottoressa Girasoli – sia perché indica la nostra esistenza che implica di trovare la forza per andare avanti, sempre, sia perché può essere divisa in "si" e "amo" cioè la decisione di dire sì alla vita, alla luce, anche quando tutto intorno è buio e morte».

Un libro, quindi, che parla di speranza, che augura di ritrovarla nonostante la sofferenza, la solitudine, il lutto. «Il mio consiglio, alla fine di questo saggio, è proprio quello di recuperare la fiducia, ritrovare la mano dell'altro per uscire dal labirinto della nostre paure e sofferenze, come fece Arianna per salvare Teseo. Solo insieme all'altro possiamo ricominciare a vivere!», conclude.

domenica 8 Maggio 2022

(modifica il 4 Luglio 2022, 16:35)

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