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Felice Florio, dai banchi del Galilei alla top 100 di “Forbes” Italia

Tommaso Cataldi
Felice Florio
Il giornalista 28enne si racconta a BitontoLive: la passione per il mestiere alla scuola di Enrico Mentana, l'impegno di raccontare la verità ogni giorno
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Non capita a tutti di far parte della lista dei cento under 30 ritenuti i leader del futuro per l’anno 2022 secondo il magazine “Forbes” Italia, che da oltre un secolo può considerarsi il punto di riferimento del business a livello mondiale.

Evidentemente Felice Florio è una spanna sopra gli altri. 28 anni, originario di Palo del Colle ma bitontino di adozione avendo frequentato il liceo scientifico Galileo Galiei della nostra città, nel 2018 Felice viene scelto da Enrico Mentana per costituire la redazione del quotidiano online Open, fino a diventarne il responsabile per il settore politica.

Musica, intrattenimento, scienza, sport, finanza… sono solo alcune delle categorie in cui i cento ragazzi selezionati da “Forbes” vivono il loro impegno. Felice Florio è stato scelto nell’ambito “media”.

 

Tra i suoi “colleghi” figurano personaggi del calibro di Blanco, Matteo Berrettini e Alessandro Bastoni. Si aspettava di finire in questa classifica?

«Non me lo sarei mai aspettato, davvero, è un riconoscimento non cercato. Quella mattina facevo la solita routine del giornalista: rassegna stampa, telefonate alle fonti, organizzazione degli appuntamenti. Poi mi è arrivata sul cellulare una notifica. Qualcuno mi aveva taggato in una storia di Instagram e mi sono accorto che il mio nome appariva nella lista di Forbes. All’inizio non ho dato molto peso alla cosa, ho continuato normalmente la mia giornata. Ma il mattino seguente ho deciso di acquistare una copia di Forbes: l’ho divorato fino alla pagina in cui c’ero io e solo in quell’istante ho realizzato che fosse tutto vero. Ho sentito una scarica di adrenalina, ero felice. Poi mi sono fermato a pensare a quella che è stata la mia carriera fino ad oggi. Ho sorriso. Sono andato al bar a comprare dei pasticcini per i miei colleghi. E ho continuato a sorridere per tutto il resto della giornata».

 

Da quando si occupa di giornalismo? E com’è arrivato ad Open?

«Ho lasciato la Puglia nel 2016 per inseguire questo sogno, sentivo di non avere altra scelta. Ma la mia primissima esperienza “di rilievo” nel giornalismo è avvenuta grazie alla Gazzetta del Mezzogiorno. Era il 2013, mi trovavo in Turchia per un viaggio di piacere. Proprio in quei giorni scoppiarono le violente rivolte di Piazza Taksim. Non avendo un loro inviato lì, trovai lo spazio per pubblicare un reportage a doppia pagina sulla Gazzetta. Ad ogni modo, fare il giornalista è una passione che ho sin da piccolo. Durante il liceo, grazie alla maieutica della mia docente di italiano ho capito che era l’unico percorso possibile per me, per essere felice. All’università ho studiato lettere moderne. Poi mi sono trasferito a Milano per frequentare la scuola di giornalismo “Walter Tobagi”. Sì, la Tobagi è stata il vero trampolino di lancio. Ero ancora studente della scuola quando ho intrapreso le prime collaborazioni: prima con “Il giorno” (per cui seguivo la cronaca di Milano), poi con “La Repubblica”, quindi “Il Sole 24 ore”. Nell’agosto 2018 il mio è stato uno dei 15mila curriculum arrivati nella casella di posta di Enrico Mentana. Ho fatto un colloquio e mi ha scelto nel nucleo iniziale della redazione di Open».

 

Com’è Enrico Mentana? Diretto come lo si vede in tv?

«Mentana è un professionista estremamente attento al dettaglio, penso di non aver conosciuto persone che credano più di lui nell’importanza dell’informazione. È un maestro per tutti noi e ha cercato di infondere in noi l’amore che lui ha per la notizia e per la verità».

 

Qual è stata l’esperienza più emozionante che ha raccontato?

«Direi, anche per la sua freschezza, l’elezione del presidente della Repubblica. Seguire questo evento da vicino ti fa sentire al centro di un momento storico. Una notizia, un retroscena che scrivi può incidere sulle sorti dell’elezione di un capo dello Stato. Altresì è un momento altamente formativo: ti aiuta a comprendere le dinamiche politiche nella loro massima espressione. Parlare coi grandi elettori nel Transatlantico o intrattenersi con loro nella buvette o ancora nascondersi in un angolo della Camera per avere un colloquio riservato ti fa sentire parte di un rito che si ripete ogni sette anni. Sei, di fatto, rinchiuso per diversi giorni nel più importante “conclave laico” della Repubblica italiana».

 

Obiettivi e propositi per il futuro?

«Adesso sono in aspettativa perché mi sto occupando di comunicazione e strategia politica. A parte la determinazione e forse qualche abilità – anche se non mi piace parlare di me – penso di avere un debito nei confronti della fortuna. Non ho mai pianificato il mio percorso nel giornalismo per raggiungere chissà quale obiettivo. Semplicemente, ogni giorno, ho ripetuto e continuo a ripetere un atto di fede nei confronti di quello che è per me il mestiere più bello del mondo: fare del mio meglio per poter aggiungere un piccolo tassello di verità alla narrazione generale di ciò che accade. Già, se proprio devo pensare a un obiettivo, eccolo qui: non abdicare mai alla missione di raccontare la realtà. La realtà, semplicemente, rifuggendo ogni sorta di compromesso».

 

Conserva un legame con Bitonto?

«Posso approfittare della gentilezza che avete avuto nell’intervistarmi? Un breve, ma pregno di emozione, ringraziamento a Bitonto: città che mi accolto quando avevo appena 14 anni e che, ogni volta che ho modo di tornare in Puglia, non fatico a riconoscere come “casa”. Grazie ai professori del Galilei, agli amici che sono diventati la mia seconda famiglia e al mio locale preferito in assoluto, alle porte del centro storico: in tutta questa gioia che ho potuto trovare soltanto andando via dalla Puglia, c’è sempre la nostalgia per un buon bicchiere di vino bevuto, lo dico alla bitontina, “davanti all’orologio”».

martedì 22 Marzo 2022

(modifica il 4 Luglio 2022, 16:49)

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