Attualità

“Abbiamo un dovere: custodire la sua vita come un modello possibile, reale”

PD Bitonto
Don Antonio Mattia
La figura e gli insegnamenti del sacerdote dalla "speciale vocazione"
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”Lo Spirito del Signore è sopra di me;

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per questo mi ha consacrato con l'unzione,

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e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,

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per proclamare ai prigionieri la liberazione

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e ai ciechi la vista;

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per rimettere in libertà gli oppressi”.

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(Luca 4,18)

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Oggi ha cessato la sua vita terrena Antonio Mattia, sacerdote. Ormai da diversi anni si era ritirato a vita privata dopo un servizio incessante e pieno di letizia prestato nella Chiesa di Bari-Bitonto.

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Il versetto di apertura, tra i prediletti di don Antonio, tratto dal Vangelo secondo Luca, condensa perfettamente lo stile cristiano dell'uomo e del sacerdote. Tornare a Nazareth, in un luogo insignificante, per rivoluzionare il mondo da lì. Lasciare la città, il palazzo, riprendere l'umile fatica nell'anonimato.

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Per fare quale rivoluzione? Annunciare la salvezza ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi, nei luoghi in cui essi abitano, ovvero nell'anonimato delle periferie.

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La salvezza del povero non è la ricchezza, del prigioniero non è la fuga dal carcere, del cieco non è la vista annebbiata del primo sole, degli oppressi non è la licenza di opprimere. La rivoluzione non è il ribaltamento dei ruoli. La rivoluzione, la metànoia, come piaceva dire a lui, è un cambio di punto di vista, di mentalità. Questa nuova mentalità era il suo modo di intendere il Vangelo.

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Per questa sua speciale vocazione, noi sentiamo l'urgenza di ricordarne la figura. La nostra città, i nostri giovani, le nostre famiglie che alla sua fonte hanno bevuto, e noi stessi, che oggi ci accostiamo alla "più alta forma di carità", che può e deve essere la politica, abbiamo un dovere: custodire la sua vita come un modello possibile, reale, incarnato.

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Sappiamo che il nostro compito, nella rivoluzione, consiste nel prendere parte, nell'essere partigiani dei poveri, dei ciechi, dei prigionieri, degli oppressi. Di raccoglierne il grido e di tradurlo in giustizia. E se la salvezza non è alla nostra portata, di certo la giustizia ci inchioda alle nostre responsabilità.

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Grazie, don Antonio.

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mercoledì 29 Dicembre 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:04)

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