Mascherine, vaccinazione e green pass. La strategia del Governo per contenere la pandemia non cambia e si fa forza del confronto incoraggiante col resto d’Europa.
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In Italia il tasso d’incidenza è cresciuto di 12 punti nell’ultima settimana, ma resta sotto la soglia dei 50 casi per 100mila abitanti attestandosi su una media nazionale di 41, oltre cinque volte in meno rispetto al dato europeo. L’impennata di tamponi, effettuati come via alternativa al vaccino per ottenere la certificazione verde (seppur temporanea e da rinnovare ogni due giorni), ha contribuito a far lievitare il numero dei nuovi positivi.
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Si va verso la proroga dello stato di emergenza fino a marzo, ma questa volta il Governo Draghi dovrà farlo con una norma primaria, non potendo più prorogare quello attuale in vigore dal 31 gennaio 2020 e in scadenza il prossimo 31 dicembre. Lo stato di emergenza, che viene deliberato dal Consiglio dei Ministri su proposta del presidente del Consiglio, è regolato dal comma 3 dell'articolo 24 del Codice di Protezione Civile: “la durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi”.
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In realtà, per lo stato di emergenza per Covid le proroghe erano già esaurite a luglio scorso, perché il primo stato d'emergenza era stato deliberato per sei mesi e non per dodici. In sostanza, lo stato d'emergenza era scaduto il 31 luglio 2020 ed era stato poi prorogato di un anno: una prima volta fino al 31 gennaio 2021 e una seconda fino al 31 luglio 2021. Infatti, per protrarlo fino al 31 dicembre, il Governo è dovuto intervenire con una norma primaria (il decreto legge 105 del 23 luglio che ha introdotto l'obbligo del green pass in ristoranti, cinema, teatri, palestre, manifestazioni sportive e culturali), poi convertito in legge (n.126 del 16 settembre).
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Se il governo decidesse di portare lo stato d'emergenza anche al 2022, dovrebbe dunque emanare una nuova norma primaria.
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Tre le possibili strade: un decreto ad hoc con cui si indica la durata del nuovo stato di emergenza, un emendamento ad un provvedimento già in discussione in Parlamento, o una norma inserita nel decreto milleproroghe che arriverà a fine anno. C'è anche una quarta possibilità. Lo stato di emergenza si porta dietro tutta una serie di norme che in questi ultimi due anni hanno regolato la vita degli italiani: dalle mascherine al distanziamento, dai protocolli sul lavoro allo smart working fino all'obbligo del green pass. Se finisce lo stato d'emergenza, decadono dunque anche tutte le altre norme che vi sono legate. Per evitarlo, non volendo prorogare lo stato d'emergenza, si potrebbe ricorrere ad una norma primaria (dunque con un decreto legge) per indicare quali delle misure in vigore sono ancora necessarie.
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Anche in questo siamo gli unici al mondo, non solo in Europa: uno Stato di emergenza infinito del quale non si vede la conclusione. E che permette di legiferare anche oltre la Costituzione.
Speranza ci impone uno Stato di emergenza continuo, nel silenzio della politica e l'appoggio dei media (ben pagato dal Mise).
Stato di emergenza ovvero dittatura con l'alibi della sanità.