Letteratura

“IArchitettura”, quando tecnologia e architettura si fondono

Marco Lovero
Marco Lovero
La copertina
L'ultimo libro di Dario Costantino si immerge nel contemporaneo facendo luce sulle intelligenze artificiali
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Dall’intreccio di Intelligenza Artificiale e Architettura nasce “IArchitettura. Intelligenza Artificiale e Architettura fra dialogo e sperimentazione”, ultimo libro di Dario Costantino.

Architetto classe ’95, Costantino analizza i due temi con un approccio multidisciplinare attraverso il dialogo, l’approccio tecnico e scritti di vari autori per poi focalizzarsi sull’IA, esplorandola e fornendo uno spaccato dell’epoca del digitale. In occasione di “IArchitettura”, mostra omonima esposta alle Officine Culturali, BitontoLive ha dialogato con l’autore.

Come nasce la mostra? Cosa vuole comunicare?

«La mostra consiste in un piccolo estratto grafico del libro IArchitettuta, da cui prende anche il titolo, e rappresenta sostanzialmente un modo per portare il tema dell’uso dell’intelligenza artificiale generativa fuori dall’ambito accademico, in modo da consentire un dibattito col pubblico e dare degli spunti per avviare il processo di maturazione di una consapevolezza critica. Dal 2022, infatti, con la diffusione di IA come Midjourney è avvenuta una vera e proprio esplosione mediatica che ha portato a reazioni spesso estreme, sia in senso positivo che in senso negativo, che sono ovviamente legittime, ma molto spesso basate su una percezione vaga di cosa sia davvero l’intelligenza artificiale. Non stiamo parlando, infatti, di una entità autonoma o di una vera e propria mente, anche se spesso viene fatta passare come tale utilizzando toni allarmistici, ma di uno strumento che, per quanto avanzato, resta sempre vincolato alla volontà umana. L’intelligenza – già di per sé complessa da definire – non può esistere in forma disincarnata, perché questa è strettamente legata all’essere umano, al suo background culturale, alle sue esperienze e persino alle relazioni che instaura con chi lo circonda. Una macchina, invece, assume tutti questi elementi come dei semplici dati, “filtrati” si potrebbe dire. Questo concetto è di fondamentale importanza ed è necessario parlarne, creando momenti di confronto come può essere questa mostra, per la quale ringrazio Chiara Cannito e tutto il gruppo delle Officine Culturali di Bitonto, che con grande entusiasmo l’hanno accolta e resa possibile».

Quanta preparazione e lavoro c’è dietro IArchitettura? C’è stato un percorso di studi che ha influenzato il lavoro?

«IArchitettura, tanto il libro quanto la mostra, rappresenta una parte della ricerca che porto avanti sotto la guida del professore Giuseppe Fallacara dal 2021 nell’ambito del dottorato in Conoscenza e Innovazione nel Progetto per il Patrimonio del Politecnico di Bari. Nello specifico, ho cominciato a lavorare al libro un anno fa, quando il prof. Fallacara mi ha proposto l’idea sui generis di scrivere un racconto/dialogo tra architetto e intelligenza artificiale con le rispettive sembianze di un fanciullo e di una entità quasi “ultraterrena”. L’obiettivo era quello di trovare un modo alternativo alla comune divulgazione tecnico-scientifica, potenzialmente ostica per chi non possiede competenze specifiche, per far passare alcuni concetti chiave del rapporto tra architetto e IA e, più in generale, del rapporto tra architettura e tecnologia. Del resto, gli uomini si relazionano con le IA generative proprio attraverso il dialogo, seppur in forma scritta; quindi, poteva essere sensato cercare di sviluppare questo tema in maniera più ampia. Allo stesso tempo temevo che questa soluzione fosse insufficiente a definire tutte le sfumature di una tecnologia talmente rivoluzionaria. Per questo motivo ho chiesto ad alcuni professori, Giuseppe Fallacara e Nicola Parisi, e ai miei amici e colleghi di dottorato, Ilaria Cavaliere, Angelo Vito Graziano, Alessandro Angione e Francesco Ciriello, di aiutarmi a sviluppare anche una porzione di libro che fosse più “concreta”, mostrando quali possano essere i risvolti tangibili dell’uso dell’IA quando questa viene inserita nell’iter progettuale dell’architetto».

Quali possono essere gli utilizzi delle IA in futuro e quali rischi possono portare? Come cambierà la nostra vita?

«La portata rivoluzionaria delle intelligenze artificiali è strettamente legata alla loro multidisciplinarietà; infatti, ormai si parla di IA in quasi tutti i settori, da quelli più tecnici fino a quelli più artistici. Questa situazione si traduce in un cambiamento potenzialmente radicale dell’intero agire degli uomini, che prima o poi dovranno abituarsi all’idea di condividere il proprio lavoro con delle macchine “intelligenti”, adattandolo di conseguenza. Ora, io mi occupo di architettura, che è una disciplina che si trova a metà tra arte e scienza e che, quindi, l’IA sta “attaccando” su due fronti: da una parte stanno aumentando i software che permettono di dimensionare, organizzare e ottimizzare gli edifici in base alle esigenze definite dall’utente; dall’altra si stanno moltiplicando i programmi per generare immagini e video fotorealistici, sostituendosi a disegni a mano e rendering. Questa situazione mi fa paura? Onestamente no, anzi la trovo affascinante al punto che ho quasi difficoltà a parlare di rischi; piuttosto mi piace pensare che stiamo avendo l’opportunità unica di vivere una rivoluzione con la consapevolezza che si tratti di una rivoluzione, che non è scontato. Inoltre, il modo in cui viviamo ha subito, subisce e sempre subirà gli effetti positivi e negativi del flusso inarrestabile del progresso. Fa parte del gioco, è un dato di fatto e non ci si può opporre al futuro. Ciò che si può e, anzi, si deve fare è studiare e aggiornarsi continuamente per essere sempre consapevoli e pronti a dominare il “nuovo” nel migliore dei modi possibili. Solo così non saremo mai sopraffatti dalla tecnologia».

lunedì 22 Aprile 2024

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