Da Facebook

Giornata nazionale del dialetto, i proverbi “bitontini doc” condivisi dal professor Pice

Nicola Pice
Nicola Pice
Sui social ha divulgato alcuni detti popolari che rispecchiano il volto culturale e sociale della Bitonto del passato ma anche di quello odierno
1 commento 753
Per celebrare degnamente la “Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali”, che ricorre oggi, condividiamo con piacere il post, pubblicato su facebook, da Nicola Pice, ex sindaco di Bitonto ma sopratutto celebre docente di Lettere classiche e dottore di ricerca in Scienze dell’antichità classica e cristiana, Storia della tradizione e della ricezione, amato e conosciuto a Bitonto, ed è esperto anche di teatro classico, di poesia epica, di dialettologia e tradizioni popolari.
“…oggi,  passiamo in rassegna alcuni proverbi bitontini ‘doc’: il ritratto di un paese a livello sociale e culturale proviene anche dalla polimorfica varietà dei “ditteri” che testimoniano la storia e le stratificazioni del tempo.
VÈULƏ NA CARRÒZZƏ O NU CARRƏZZÒINƏ N’ÀCQUƏ DƏ MÈUSCƏ E DDÒUƏ D’ABBRÒILƏ
Una carrozza o una carrozzella vale tanto quanto vale una pioggia di maggio e due di aprile: in un paese siccitoso una pioggia primaverile può determinare un buon raccolto delle olive. Il contadino identifica nei due lussuosi mezzi di trasporto, di cui fruisce il ricco proprietario terriero, il termine di paragone per significare l’arricchimento che a lui può solo venire dalla disponibilità di acqua.
JÈ MÈGGHIƏ U PASTANÌDDƏ A LA PÒRT’AGHƏSTÒINƏ CA LA FƏLÌPPE CÈIƏ A RƏ MATÒINƏ
Meglio possedere un “pastanello” (qualità di mandorla di minor pregio) in un campo nei pressi di porta Robustina che la Filippo Cea (qualità pregiata) in una zona murgiana (le Matine).
ANDÌJƏRƏ, ANDÌJƏRƏ! / JÒUCƏ, NANN’ÈJƏ KJÌUƏ AKKÀUM’AÌJRƏ
Antiere, antiere, oggi non è come ieri, come a dire che la fatica si è fatta più pesante. L’antiere era un “salariato fisso”, spesso giovane e vigoroso, che in tutte le stagioni dava inizio al lavoro prima degli altri. Faceva mostra della sua agilità arrampicandosi per primo sull’albero o dando di zappa al terreno zolloso. Non appena l’antiere dava inizio al lavoro, una voce maschile intonava il suddetto canto ammonitore. “Seguivano gli altri distici, che cantati dal coro con libere rime e assonanze, passavano in rassegna fatti antichi e recenti, lieti e tristi, della vita del paese: era cronaca e diventava epopea. Soltanto locale, s’intende”. Così un passaggio del romanzo Borgo selvaggio dell’indimenticabile preside Angelo Cardone. Per cogliere il significato e l’etimo di ‘antiere’ ci viene in aiuto una nota di Nando Romano: “*Antë [antə] raro anche nell’uso agricolo, m. ‘spazio di terreno determinato per lungo ove i mietitori vanno mietendo’. *Antënírë [antənirə] † ‘capo di una compagnia di mietitori’. antë ‘striscia di terra’; peraltro ‘andana’ indica lo spazio libero tra due filari di alberi”. Da noi partivano squadre di contadini che andavano a mietere il grano nel foggiano: partivano senza meta, muovendosi dalla piazza, sulla mezzanotte, con una panata nella bisaccia per il viaggio. Appreso nel foggiano il termine, finiva per essere riproposto nel lavoro di raccolta delle olive con riferimento al caporale che guidava la squadra dei raccoglitori.
MÒNECHE DE SAND’AGHESTÒINE, DDO CÀPERE E NU CHESSCIÒINE
Le monache di sant’Agostino, due teste e un cuscino: al convento di Sant’Agostino c’erano solo frati agostiniani, non monache. Di qui il detto che contiene una allusione scherzosa a ragazze che dicono di volersi monacare, ma difatti sperano di maritarsi.
CƏ RƏ GRÒUƏ VONNƏ A LA MAROINƏ, RƏ GGREUNƏ A CINGHƏ CARROINƏ; CƏ RƏ GRÒUƏ VONNƏ A LA MƏNDAGNƏ, PIGGHIƏ LA ZÀPPƏ E VA AGGUADÀGNƏ
Se le gru si dirigeranno verso il mare, il costo del grano salirà a cinque carlini, se le gru andranno verso i monti, prendi la zappa e muoviti a guadagnare la giornata (sarà bel tempo). Il comportamento delle gru diventa per lo zappatore utile suggerimento per interpretare le condizioni atmosferiche e climatiche della giornata o dell’intera stagione. Se le gru si dirigono verso il mare (e quindi verso le zone più calde in previsione del maltempo) l’abbondanza del raccolto sarà inficiato e causerà il rincaro del grano; se vanno verso i monti, si può fare una buona zappatura e quindi ci si può aspettare un buon raccolto di grano per ricavarne farina.
RƏ PPÀIPƏ SƏ VÈNNƏ A JÒNZƏ, LA NÀIVƏ A RÙUTƏ
Il pepe si vende a once, la neve a chili, a dire il maggior valore del pepe rispetto al ghiaccio; metaforicamente il detto è riferito a qualche brunetta vivace, per esaltare il suo colorito di pelle scura, rispetto ai più comuni visi languidi delle altre ragazze.
RƏ JÙRƏ DƏ GƏNNÈURƏ NAN JÈGNƏNƏ U PANÈURƏ, RƏ JÙRƏ DƏ MÀRZƏ JÈGNƏNƏ PALÀZZƏ
I fiori di gennaio non riempiono un paniere di mandorle, i fiori di marzo riempiono i palazzi: se i mandorli fioriscono in inverno, il raccolto sarà scarso, al contrario sarà ricco se le gemme spunteranno in primavera.
MÀRZƏ, NGÀT’A MMÀRZƏ E U MÉSƏ DƏ MÀRZƏ, ABBRÒILƏ, NGÀT’AD’ABBRÒILƏ E U MÉSƏ D’ABBRÒILƏ, MÈUSCƏ, NGÀT’A MMÈUSCƏ E U MÉSƏ DƏ MÈUSCƏ SÒNDƏ NÒVƏ MÒISƏ, MARÌTƏ MÒJƏ?
Marzo, dalle parti di marzo e il mese di marzo; aprile, dalle parti di aprile e il mese di aprile; maggio, dalle parti di maggio e il mese di maggio: sono nove mesi, marito mio? Detto da una moglie fedifraga al marito, per fargli credere che il parto avveniva ai nove mesi giusti.
N’ÒMƏNƏ TƏ PÒUTƏ VƏLÈ NU MÈULƏ, NU ANƏMÈULƏ TƏ PÒUTƏ PÌURƏ MƏZZƏQUÈUƏ, LA MƏGGHIÈIRƏ TƏ PÒUTƏ NANNƏSCÈUƏ, MA LA TÈRRƏ CI LA TÌINƏ QUÒITƏ TƏ FÀCƏ VƏLÈ BBÈINƏ PÌURƏ DA U NƏMÒICHƏ
Un uomo ti può voler del male, un animale ti può mordere, la moglie ti può schifare, ma la terra se la sai coltivare ti fa voler bene persino dal nemico: va colto il senso del forte attaccamento alla terra vista come mito positivo e come mondo genuino.
U VARVÈUTƏ, U FRƏCCÈUTƏ, U MƏTRÈUTƏ, ORAMÀJƏ U FRÌDDƏ JÈ NARVUÈUTƏ
Il barbuto, il frecciato, il mitrato, ormai il freddo si è impennato. Dopo le feste di sant’Antonio abate (17 gennaio), di san Sebastiano martire (20 gennaio), di san Biagio vescovo (3 febbraio) si registra l’ondata del freddo invernale.
In questi proverbi trovi, da un lato la immediatezza e la spontaneità, l’arguzia e la perspicacia, dall’altro la figura eroica del contadino, il suo identificarsi con la dura fatica dei campi, la sua concezione fatalistica dell’esistenza umana”.

mercoledì 17 Gennaio 2024

Notifiche
Notifica di
guest
1 Commento
Vecchi
Nuovi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Perditem
Perditem
3 mesi fa

Non si parla più italiano