La ricorrenza

40esimo anniversario della morte di Aurelio Marena, due nuove icone in Basilica

40esimo anniversario della morte di Aurelio Marena, due nuove icone in Basilica
Si tratta di San Nicola e i Santi Martiri moderni, realizzate dal gesuita Franco Annicchiarico
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40esimo anniversario della morte di Aurelio Marena, due nuove icone in Basilica
40esimo anniversario della morte di Aurelio Marena, due nuove icone in Basilica

Giovedì 23 marzo è stata celebrata la ricorrenza del 40esimo anniversario della morte di monsignor Aurelio Marena, che con dedizione e meticolosità volle la Basilica dei Santi Medici nella sua diocesi, dove oggi riposano in pace nel sarcofago tombale le sue spoglie, quotidianamente venerate da quanti lo amarono e fruirono della sua carità pastorale, come fece nel suo primo ingresso in Basilica monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto.

Per omaggiare il vescovo Marena, il parroco-rettore don Gaetano Coviello ha pensato bene di presentare il gesuita padre Franco Annicchiarico che ha realizzato due icone: San Nicola di Bari, patrono dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto, e i Santi Martiri moderni, volute dal già parroco-rettore monsignor Vito Piccinonna, ora vescovo di Rieti. Le icone sono state benedette lo scorso 12 febbraio durante la Santa Messa di ringraziamento dal neo vescovo dinanzi ad una moltitudine di fedeli. Padre Annicchiaro nella catechesi ha ribadito che l’icona è una finestra sull’invisibile.

La prima icona raffigura San Nicola vescovo di Myra: è il Santo più venerato e amato al mondo dopo la Madonna, l’icona è situata sulla parete laterale nel transetto lato est, tra la cappella del Santissimo Sacramento e il gruppo marmoreo di San Nunzio Sulprizio. San Nicola è raffigurato seduto su un trono mentre indossa i tradizionali paramenti vescovili, la mano destra è sollevata nel gesto della benedizione mettendo in evidenza le tre dita unite, che simboleggiano teologicamente le tre persone della Santissima Trinità. Nella mano sinistra invece San Nicola reca il vangelo con tre sfere d’oro. In alto sono raffigurate la Basilica di San Nicola di Bari e una chiesa orientale ortodossa, nella parte inferiore dell’icona è inciso il nome del Santo con una catenella che sorregge una lampada con la fiamma dell’ecumenismo e la nave simbolo della chiesa con la scritta Pax Vobis, al lato opposto è raffigurato il famoso miracolo di San Nicola che resuscitò tre fanciulli uccisi dall’oste e posti in una tinozza per la salamoia.

La seconda icona raffigura i Santi Martiri moderni. È situata sulla parete laterale nel transetto lato ovest, tra la cappella dell’Immacolata Concezione, patrona di Bitonto, e il gruppo marmoreo di San Giuseppe con Gesù adolescente. I Santi Martiri sono: San Rosario Livantino, magistrato italiano che reca nella mano sinistra il codice della Costituzione della Repubblica italiana, indossa la divisa delle udienze dei tribunali e delle corti; San Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador che indossa i paramenti liturgici episcopali e reca nella mano sinistra il pastorale; San Pino Puglisi, sacerdote di Palermo che indossa una pianeta liturgica con la scritta IHS e reca nella mano sinistra il vangelo di Gesù Cristo; Santa Edith Stein, una monaca dell’ordine delle Carmelitane Scalze che reca nella mano destra un crocifisso. I Santi Martiri tengono nella mano la palma del martirio, stanno in piedi intorno all’altare, su di esso c’è un calice e il pane che indica l’eucarestia, nella parte anteriore sono raffigurati l’agnello immolato e due palme con una croce.

Nella Basilica dei Santi Medici e nella Cripta pontificia ciò che oggi richiama soprattutto l’attenzione del visitatore e ne suscita l’ammirazione è l’apparato iconografico, che viene riportato nel volume intitolato “I Santi Medici Cosma e Damiano: la storia il culto i miracoli l’iconografia”, patrocinato dall’arcidiocesi di Bari-Bitonto con prefazione di monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio. L’autore è Giuseppe Cannito, presidente emerito dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione.

Il parroco-rettore al termine della catechesi ha evidenziato che occorre venerare queste icone perché inducono i cristiani a contemplare un capolavoro d’arte cristiana, hanno un ruolo di ricordo e di stimolo spirituale oltre alla loro utilità di come canali della grazia di Dio, perché fungono da intermediari fra il Prototipo e il devoto.

venerdì 24 Marzo 2023

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Stefano
Stefano
1 anno fa

Ma non possiamo mettere icone nelle chiese solo per accontentare artisti gesuiti. In alcune chiese di Bari (vedi chiesa di San Pasquale) si possono ancora “ammirare” le opere di un altro gesuita tristemente famoso: Rupnik.