L’intervista

L’importanza del patrimonio storico, dialogo con il professor Nicola Pice

Marco Lovero
Nicola Pice
Il professor Nicola Pice
«La principale funziona del museo? Attrarre il “non pubblico”, chi solitamente non è interessato a conservare la memoria»
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Bitonto vanta un patrimonio storico artistico di tutto rispetto, come testimonia il riconoscimento di Città d’Arte nel 2004 e l’inserimento nella rosa delle dieci finaliste per il titolo di Capitale italiana della Cultura nel 2020. Monumenti come la Cattedrale, il Torrione angioino e il Palazzo Sylos-Calò sono la testimonianza del passato della nostra città, le cui radici affondano profonde nella Storia. È una ricchezza che troppo spesso viene trascurata, dimenticata da buona parte dei bitontini che ignorano l’importanza di preservare la memoria. Ne abbiamo parlato con il professor Nicola Pice, presidente della Fondazione De Palo-Ungaro del Museo Archeologico, per riscoprire l’importanza della tutela del nostro patrimonio, della memoria e soprattutto delle nostre radici.

 

Qual è l’importanza della valorizzazione di un patrimonio culturale come quello bitontino?

«La principale funzione di un museo è quella di attrarre il “non pubblico”, chi solitamente non frequenta il museo e non è interessato a conservarne la memoria. Il museo altro non è che un luogo in cui si raccolgono testimonianze di un tempo lontano, che ha scandito, determinato parte della nostra Storia. Vedere i reperti archeologici significa riscoprire momenti di vita quotidiana, ricostruire uno spaccato storico che definisce una dimensione sociopolitico culturale che un tempo ha definito la nostra cultura. Visitare un museo significa reimpossessarsi di uno spaccato di identità, di memoria, non è un contenitore, quasi mummificato e avulso dal nostro tempo e dalla nostra identità, di reperti. Questa è la principale funzione di un museo: portare il non pubblico e documentarlo, facendo capire l’importanza della conoscenza e della memoria, coltivandole. Una città che non ha memoria non ha futuro, che è anche comprendere ciò che c’è stato in un tempo antecedente».

 

Che ruolo possono avere scuola e università nella tutela e gestione del patrimonio e delle strutture che preservano beni storici?

«Il museo appartiene alla città e a tutte le sue istituzioni, a cominciare dalle scuole elementari, medie, superiori e naturalmente università. Abbiamo una collaborazione piuttosto intensa con le scuole: proprio ieri c’è stata la “Giornata del greco”, abbiamo ospitato ragazzi del classico che hanno letto vari brani e parlato del tempo dei Peuceti, antecedente al periodo storico studiato a scuola. Avere questa disponibilità e attenzione da parte delle scuole significa rendere attori gli stessi studenti, un’iniziativa che coinvolge la scuola finisce per essere un’occasione per comprendere il vivere lo spazio museale, un modo di sentire l’appartenenza al museo, diventando parte attiva, dinamica. Se un museo non è dinamico, non produce interesse è un non-museo, non assolve alla sua funzione».

 

Spesso il patrimonio viene sfruttato solo per fini turistici, dimenticando le nostre radici. Quale è la loro importanza?

«Scoprire le radici è come riscoprire la storia di tempi lontani che hanno avuto una loro valenza, determinando una situazione sociale e politica che ha inciso nel territorio. Facciamo un esempio elementare: il nostro territorio è stato abitato dai Peuceti, una società indigena che è stata in grado di avere relazioni con la Magna Grecia e, dopo un periodo di romanizzazione, di far nascere la città. La società peuceta non conosceva l’idea di città, ben definita solo sul finire del terzo secolo avanti Cristo. Infatti, il nucleo abitativo più remoto di Bitonto è all’altezza di via Plinio il vecchio, un’area confinante con la via Traiana che però non è ancora il centro urbano, imposto solo più tardi dai romani e riconducibile all’area fra Sant’Andrea e San Francesco La Scarpa, ovvero il punto più alto che si affaccia sulla lama. La seconda espansione urbanistica si avrà coi normanni che si espanderanno oltre la via traiana, costruendo anche la cattedrale. Il museo ci racconta anche di questi cambiamenti che hanno valenza sociale, urbanistica e culturale che ha creato nuove realtà e strutture. Avere conoscenza del passato è di fondamentale importanza per preservare la memoria».

 

venerdì 17 Febbraio 2023

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