Visitabile fino al 26 novembre

“Pelle – Tracce di storie individuali” in mostra al Museo archeologico

Marco Lovero
Mostra fotografica "Pelle"
Mostra fotografica "Pelle" ©BitontoLive.it
La collettiva, a cura del Circolo Fotografico Bitonto, ospiterà per l’evento di chiusura il fotografo Fabio Moscatelli
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Un’occasione per riflettere sui segni della pelle, come tatuaggi o cicatrici, e sulla storia che celano. È da questo impulso che nasce “Pelle – Tracce di storie individuali”, mostra curata dall’associazione culturale Circolo Fotografico Bitonto nel Museo archeologico della Fondazione De Palo Ungaro in via Mazzini, visitabile fino al 26 novembre dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

«Il circolo – ci racconta Pasquale Amendolagine, curatore della mostra – si è formato nel 2017 da un gruppo di fotoamatori, mossi dalla passione e dall’esigenza di proporre iniziative in sintonia con la cultura fotografica. Il lavoro per la mostra è iniziato nella primavera scorsa con un’analisi per capire le potenzialità del tema e con una serie di accurate verifiche, per ottenere le foto migliori da esporre. Il nostro circolo è anche molto aperto agli impulsi esterni, che contribuiscono alla sua crescita culturale. Ne sono una dimostrazione gli scatti dei fotografi ospiti: Gianni Cataldi, Adele Di Nunzio, Giuseppe Fioriello, Marco Sacco, Nicla Sisto, Domenico Tattoli, Francesca De Chirico».

Nell’evento di chiusura della mostra sarà presente anche il fotografo romano Fabio Moscatelli specializzato nel racconto delle storie nascoste di persone e luoghi, spesso così lontani dalle nostre menti, eppure così vicini al nostro quotidiano, e autore di lavori come “Nostos” (2020), un viaggio nell’infanzia dell’autore attraverso la rivisitazione dei luoghi del centro Italia colpiti dal sisma, “Gioele, il mondo fuori” (2021), in collaborazione con un ragazzo autistico con cui ha intrapreso un percorso che dura da diversi anni, e “Il Pranzo della domenica” di imminente pubblicazione, un progetto dedicato alla memoria della nonna paterna.

Abbiamo intervistato Fabio Moscatelli.

Spesso le storie di chi è ai margini della società scompaiono nell’ indifferenza e nella paura del diverso. Perché dovremmo conoscerle?

«Le storie ai margini sono utilissime  per sconfiggere la paura del “diverso” , la risposta è insita nella domanda e noi spesso abbiamo paura ,faccio il caso della disabilità che non conosciamo per un discorso di  “ignoranza”, avvicinarsi significa sconfiggere questa ignoranza e quindi evitare di avere paura, conoscerle è importante innanzitutto umanamente, perché noi guardiamo sempre all’altro ma un domani potremmo essere noi a trovarci in una situazione di difficoltà e essere protagonisti di una storia marginale, quindi non dobbiamo assolutamente rimanere indifferenti a queste situazioni».

Quanto è importante il reportage per sensibilizzare e comprendere questi fenomeni?

«Qui si apre una parentesi delicata, perché la “fotografia” affronta questi temi ma li affronta quasi sempre con un’ottica paternalistica o comunque rivolgendogli uno sguardo pietoso, queste storie invece avrebbero bisogno, almeno dal mio punto di vista, di essere raccontate con rispetto evidenziando eventualmente gli aspetti positivi, la resistenza, la forza, la gioia, la voglia di vivere e non cercando sempre di impietosire il lettore o lo spettatore. La mia fotografia si incentra proprio su questo assetto, ribaltare l’aspettativa dello spettatore che è stata educata ad una certa visione e mostrare un lato sicuramente inaspettato e diverso. Io ho affrontato tante storie da questo punto di vista tra cui ’’Gioele’’ ragazzo autistico e in questo momento anche il lavoro che sto facendo sulla cecità, una cosa che mi sono sempre prefissato nella mia fotografia è di non “impietosire”».

 

sabato 19 Novembre 2022

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