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StraBitonto 2011, il racconto di chi l’ha vissuta in prima persona

Mario Sicolo
Un'esperienza davvero irripetibile. Meno male...
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Domenica mattina. Corso Vittorio Emanuele.
rnL’azzurro purissimo del cielo.
rnIl sole impietoso scocca dardi che s’infiggono tutti nella mia, di scocca.
rnQualche nuvoletta diafana sta sospesa lassù e fa tanto quadro di Speranza (Francesco, Bitonto 1902-Santo Spirito 1984, eccelso pittore italiano, non quella di sopravvivere).
rn
rnCanotte variopinte vorticano impazzite intorno a me.
rnQuello che per loro è passo da riscaldamento, per me sarà l’incedere di gara, di lì a poco.
rnSembrano tutti più alti e veloci di me.
rnAnzi, lo sono.
rn
rnCaspita, ma in che guaio mi sono cacciato?
rn"E’ la StraBitonto, nona tappa del CorriPuglia", tardi realizzo.
rn 
rnS’assiepano i partecipanti sotto lo striscione della partenza.
rnGuadagno la coda del gruppo, dovesse qualcuno scipparmi l’ultimo posto, non si sa mai.
rnTre colpi di pistola nell’aere e mi sento morire, ferito da quegli spari.
rn
rnCome soldatini in scala ridotta, con cui giocavamo nell’era (molto) ante play station et similia, i corridori diventano sempre più piccoli all’orizzonte.
rnTroppo presto.
rn
rnQualcuno mi riconosce, gentilmente mi saluta e si meraviglia della mia presenza lì, con quella maglietta fosforescente indosso. Anch’io, se è per questo.
rnDal bordo della strada, ignoti mi rammentano l’abusato aforisma evangelico: "Gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi".
rnSeee, magari.
rnMa quando mai nello sport, a meno d’una dissenteria generale o d’una maxisqualifica che riguardi tutti tranne me?
rn
rnUn amico mi sorride con l’asciugamano in spalla: andrà al mare, lui…
rn
rnUna signora, tutta intenta ad annaffiare le sue graste, mi scambia per un crisantemo e mi regala una doccia provvidenziale.
rn
rnDinanzi a me, ballonzola una donna sovrappeso dalla chioma fiammeggiante e dai glutei sin troppo prominenti e la scritta "Villa Menelao", che ondeggia sulla divisa e dolorosamente rievoca pranzi nuziali, tre primi tre secondi dolci in quantità industriali e soprattutto quei camerieri maniaci dei bicchieri da riempire ogni due sorsi tuoi…
rnLa sorpasso. E’ la prima volta della mia vita.
rn
rnUn podista attempato, fascia antisudore e baffi alla Maurizio Costanzo, sbuffa, favoleggia d’infortuni fantomatici al polpaccio e s’accascia nei pressi d’una fontana.
rnLo supero.
rnRiparte resuscitato manco fosse Lazzaro e mi si pianta davanti.
rnPalleggia nella cavità orale una bolla d’acqua, che gorgoglia minace in attesa di zampillare fuori.
rnL’incertezza regna sovrana. Da che lato gli passo?
rnScelgo la destra. Lo zampillo scintilla a sinistra.
rnSono salvo.
rn
rnSi ritorna sul Corso.
rnDio mio, uno che sembra Joseph Vissarionovic detto Stalin – e c’è più d’un sospetto che la somiglianza vada ben oltre i tratti somatici – raccoglie tutte le conoscenze sussunte in quel di Oxford e mi urla: "Màin, t vu mouv?".
rnOggi, sto andando davvero alla grande…
rn
rnIn una stradina che incrocia via Togliatti, concittadini adusi alla civiltà (ehm…) rimuovono la transenna, che delimita il percorso, e sfrecciano in auto: "C n fràic ca stonn a fà la cors!".
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rnMentre imbocco via Matteotti, gli atleti imperiosi si stanno sfidando per il rush finale dall’altra parte, sotto Palazzo Gentile, io ne avrò ancora per mezz’ora.
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rnL’erta di via Galilei, invece, s’inerpica immensurabile ed ha tutte le sembianze del Golgota.
rnStillo sudore e sangue.
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rnAd un respiro (affannoso) da Palazzo Vulpano-Sylos, le due facce della nostra città: prima, cori irripetibili in vernacolo di villici butuntini m’invitano a cambiar sport, poi, un bimbo tenerissimo mi tende prodigo una bottiglietta d’acqua.
rnVaglielo a spiegare che non ce la faccio manco ad allungare il braccio… 
rn
rnDa lungi, finalmente, scorgo l’arco di trionfo dell’arrivo.
rnRipasso preghiere di ringraziamento, che la singorina Marrone ci faceva mandare a memoria nel chiaroscuro della sagrestia di San Silvestro, mille anni fa.
rn
rnQuando, all’improvviso… No, non è possibile.
rnDavanti ai miei occhi, ballonzola una donna sovrappeso dalla chioma fiammeggiante e dai glutei sin troppo prominenti e la scritta "Villa Menelao" che ondeggia sulla divisa e rievoca dolorosamente pranzi nuziali, tre primi tre secondi dolci in quantità industriali e soprattutto quei camerieri maniaci dei bicchieri da riempire ogni due sorsi tuoi…
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rnPiazzo lo scatto rabbioso di rivalsa.
rnLa ustiono e taglio il traguardo fiero.
rnRifiato. Ne ho bisogno.
rn
rnFrattanto, lei, ancora lei, con passo pachidermico mi anticipa lì dove registrano i numeri degli arrivati.
rnPrima di me.
rnNo, e dài…
rn
rnLo sconforto profondissimo dura un attimo. Circola voce che la gara possa essere annullata.
rnCosì sarà. Troppi problemi ci sono stati lungo il percorso.
rnMa in quel momento non m’interessano punto.
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rnLa corsa non vale, tutto qui.
rn
rnTiè, donna sovrappeso e ballonzolante dalla chioma fiammeggiante e dai glutei sin troppo prominenti e la scritta "Villa Menelao" che ondeggia sulla divisa e rievoca dolorosamente pranzi nuziali, tre primi tre secondi dolci in quantità industriali e soprattutto quei camerieri maniaci dei bicchieri da riempire ogni due sorsi tuoi…

domenica 19 Giugno 2011

(modifica il 29 Giugno 2022, 13:30)

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