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Nostalgia del Giro, bitontini a Mercogliano per salutare la Corsa Rosa

La Redazione
Emanuele Napoli e i suoi amici in trasferta per non dimenticare
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"Serve dunque una faccenda stramba e assurda come il Giro d’Italia in bicicletta? Certo che serve. è una delle ultime città della fantasia, un caposaldo del romanticismo, assediato dalle squallide forze del progresso, e che rifiuta di arrendersi".  
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rnScriveva così, più di settant’anni fa, l’inviato del Corriere della Sera, Dino Buzzati, che quell’anno dietro la Carovana più famosa dello Stivale si godette le scintille a colpi di pedale tra Fausto Coppi e Gino Bartali, nelle sue lievi e dolenti pagine divenuti eroici epigoni di Achille e Ettore.
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rnIn soldoni, lo scrittore kafkiano voleva semplicemente dire che, quando la corsa rosa ti entra nel cuore, non ne esce più.
rnCosì è stato per molti bitontini, che da quel mondo avvolgente sono rimasti folgorati quel 18 maggio Duemiladieci.
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rnE, ad un anno di distanza, non hanno perduto l’occasione di omaggiare l’invenzione eterna della Gazzetta dello Sport.  
rnSettima tappa, Maddaloni-Montevergine di Mercogliano, tra gli spettatori figurano Emanuele Napoli e la famiglia Ventafridda, stupefatti dallo spettacolo della natura, presi dalla devozione dinanzi al santuario della Madonna e catturati per sempre dal Giro.
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rnCon la loro invincibile simpatia e gli striscioni appassionati, non potevano affatto sfuggire persino agli osservatori superficiali, tant’è che ha parlato di loro anche Ottopagine, il giornale locale di Avellino.
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rnDunque, viva Emanuele e i suoi amici, sindaco e assessori di quella maliosa "città della fantasia" che è il Giro d’Italia.
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rnMario Sicolo 

giovedì 26 Maggio 2011

(modifica il 29 Giugno 2022, 13:38)

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