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“Cronisti in rosa”, l’articolo di Fabio Gargano

Fabio Gargano
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La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere, non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri – insegna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi”.
rnParole del ciclista Ivan Basso su uno degli sport più popolari del mondo, che appassiona milioni di tifosi lungo tutto lo stivale.
rnLa bellezza del ciclismo consiste proprio nella possibilità di prescindere dalla pura competizione, nel vivere una esperienza che fonde agonismo e meraviglie della natura in un connubio raramente visibile nello sport, tutto realizzato attraverso un telaio, due ruote e un sellino: come scrive Cesare Angelini,”La bicicletta è la trascrizione dell’ energia in equilibrio, l’esaltazione dello slancio, l’immagine visibile del vento. Tendenzialmente vola; rade ma non tocca la terra".
rnL’occasione straordinaria è suggellata dall’unione del magnifico evento sportivo con la terra che ha visto muovere i primi passi di ciascuno di noi, con i luoghi di infanzia, di gioventù e perché no di tarda età, con il paesaggio tanto amato e così pieno di ricordi, con le strade percorse e ripercorse ormai con estrema abitudine e naturalezza.
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rnLa nostra città quest’anno ha il privilegio di ospitare la corsa rosa alimentando sulle strade bitontine il ricordo dei duelli di Coppi e Bartali, la sete di vittoria di Eddy Merckx, l’aspra rivalità tra Moser e Saronni, le imprese indimenticabili di Marco Pantani, il cordoglio accorato per la recente scomparsa del commissario tecnico della nazionale Franco Ballerini.
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rn“Ci sono dei momenti in cui tutto è raggiungibile, una montagna diventa un sassolino, è possibile ovviare qualunque situazione; tuttavia ci sono delle giornate in cui il ponte di casa tua sembra il colle dell’Isoard”: parole del Ballero, che testimoniano il carattere affascinante e imprevedibile della prestazione di un ciclista, imprevedibile come le gambe che all’improvviso non vogliono più girare, imprevedibile come la testa che ormai è già ferma all’arrivo, imprevedibile come la ricerca di una forza ignota che balena nel corpo e permette di rialzarsi e ripartire anche lì dove il fisico è stremato, imprevedibile come la morte dello stesso Ballerini, cascata come un fulmine a ciel sereno nel pieno della sua condotta trionfale con la nazionale italiana, imprevedibile come il compito a cui è stata chiamata la nostra città: ricordare un grande e meritevole personaggio del nostro ciclismo.
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rnIl compito non è dei più semplice, ma chi avrebbe scommesso all’inizio su un arrivo di tappa a Bitonto?
rnChi avrebbe scommesso sull’interesse della gente verso uno sport affascinante ma non del tutto apprezzato?
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rnEppure manca poco e le nostre strade non aspettano altro che essere solcate da centinaia di biciclette affaccendate nella ricerca di un primato, accompagnate dal paesaggio rurale che abbraccia la nostra città, ispirate dalle dolci irregolarità che movimentano la terra, entusiasmate dalle grida dei tifosi riuniti a guardare anche per una manciata di secondi il proprio beniamino; un’immagine che scorre davanti agli occhi con frenesia, sperando che duri il più a lungo possibile.
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rnImpossibile scorgere in movimento chi si nasconde dietro casco e occhiali, eppure è così vicino, quasi si sfiora, sento il suo respiro affannoso, il suo volto solcato dal sudore e dalla fatica che cresce senza tregua con la testa che medita sullo sprint finale; qualora dovesse arrivare la soddisfazione di una vittoria a Bitonto, il giorno dopo si riparte con la testa bassa, con le gambe che risentono ancora dello sforzo compiuto, con tanti chilometri percorsi e tanti altri ancora da affrontare, ma ciascuna tappa resta viva nel cuore e nella mente dei ciclisti e soprattutto della gente.
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rnQuest’anno avremo la possibilità di coronare il successo di un atleta della carovana rosa, che prepara con tanta apprensione e abnegazione questa corsa, accollandosi giorno per giorno una preparazione faticosa e spesso scoraggiante, con un impegno estenuante ai limite delle sue possibilità fisiche e mentali.
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rnPer ciascuno di noi deve essere motivo di soddisfazione l’aver condiviso autentiche emozioni insieme ad una macchina organizzativa così grande e insieme a tanti uomini che, in fin dei conti, non aspettano altro che continuare a sognare, supportati dal calore della gente, con la passione che li ha consentito di mettersi in sella per la prima volta e che ,da quel momento, non li ha più abbandonati.
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rn“Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade, quando sentivo la gente che gridava così tanto che mi veniva il mal di testa" (Marco Pantani).

domenica 16 Maggio 2010

(modifica il 29 Giugno 2022, 15:42)

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