Cronaca

Officine Giordano Srl, il dramma dei cassintegrati

Mario Sicolo
E la situazione appare irreversibile
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Roba da starci male.
rnDicono che persino loro, gli operai, quelli che sono rimasti senza lavoro, siano profondamente delusi e amareggiati.
rnSoprattutto perchè le Officine Giordano Srl per grandezza di strutture, parco macchinari – tutti a tecnologia avanzata – e per serietà rappresentavano una realtà da far invidia a chiunque in Puglia.
rnMolti di loro svolgevano volentieri turni di dodici ore, tanto il pagamento era sempre puntuale.
rn
rnOggi, invece, la situazione è cambiata e, quel che è peggio, appare irreversibile.
rnE’ la crisi spietata che miete vittime.
rnTutto è iniziato nel 2007, quando ogni tanto si "faceva magazzino" e si rallentava il regime di produzione. Poi, per una trentina di lavoratori è arrivata inesorabile la cassa integrazione ordinaria. E si sa che questa, quando va bene, è l’anticamera della mobilità. Quando va male, porta diritto al licenziamento.
rn
rnAl termine del periodo previsto di cassa integrazione, è subentrata quella straordinaria, nella quale è l’Inps che viene in soccorso all’azienda nell’ottica di un sostegno finalizzato al rilancio. Ma con l’80 percento dello stipendio è davvero difficile portare avanti una famiglia…
rn
rnPurtroppo, però, pare che le cose non siano cambiate affatto. Anzi.
rnIn questi casi, si pensa sempre che ridurre il personale possa consentire un taglio alle spese e, nel contempo, lasciare invariata la produzione. Pia illusione, di questi tempi.
rn
rnAltri cassintegrati, infatti, si sono aggiunti ai precedenti. Alcuni operai, per di più, mettendo a frutto le qualità e le competenze fin qui maturate, hanno dato le dimissioni e si sono messi a caccia di un lavoro che possa offrire un domani migliore o, se on altro, meno incerto.
rnPare che la speranza del titolare sia che la ditta, la cui forza lavoro è composta da una ventina di unità, passata la tempesta, possa tornare a decollare da un momento all’altro.
rnI sindacati, viceversa, sono convinti che ormai non ci sia più niente da fare.
rnE il sospetto che il pessimista possa rivelarsi il migliore dei realisti è più che fondato.
rn
rnTutti si augurano che qualcuno – le istituzioni? qualche altro imprenditore? – prendano a cuore le sorti della ditta e s’impegnino per evitare il tracollo definitivo. Sarebbe una tragedia per il tessuto socio-economico cittadino.

mercoledì 9 Settembre 2009

(modifica il 29 Giugno 2022, 17:07)

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px4storm
px4storm
14 anni fa

Belle parole, ma (e c’è sempre un ma) la storia non è proprio come l’avete scritta, mi dispiace.
Bitonto non è una città con un tessuto imprenditoriale che si può chiamare tale, la stragrande maggioranza delle aziende esistenti sono passate dai titolari (che le hanno fatte proliferare durante il boom economico) ai loro figli. CONTINUA….

px4storm
px4storm
14 anni fa

CONTINUA…. Posso dire, senza timore di smentita, che nessuno dei successori si sia preoccupato di prendere una laurea in marketing (o almeno una laurea) ed i risultati si vedono ed i sindacati lo sanno.
Nell’Italia che produce e non pensa unicamente al proprio profitto si crea una classe manageriale competente, concetto alieno dalle nostre parti.
Tuo padre ti ha dato un’azienda, allora sei capace solo perchè sei suo figlio.CONTINUA….

px4storm
px4storm
14 anni fa

CONTINUA….Questi assiomi erano validi 50 anni fa, ora il mercato è spietato, richiede competenza, preparazione e non la sola capacità di far rigare dritto i dipendenti, perchè solo quello sanno fare bene i nostri imprenditori. Chi di voi è o è stato alle dipendenze di una azienda di Bitonto lo sa benissimo ( e forse non lo ammette). Io sono fuggito da questa realtà perchè ti imbruttisce, ti rende arido e lo stavo diventando

lantonio
lantonio
14 anni fa

dissento con px4storm in puglia per figure professionali specializzate non c’e’ posto, io sono riuscito a trovare lavoro al nord con relativa facilità.Laurea, specializzazione e master in puglia valevano meno di niente. tu parli di marketing, in una zona in cui il clientelismo e le istituzioni sono dominanti e soffocano l’iniziativa privata a partire dal comune di Bitonto, che da decenni non riesce a tirar su una zona industriale o artigianale e nemmeno quattro case della 167.

px4storm
px4storm
14 anni fa

per lantonio: sappiamo benissimo come funziona, ma se così non fosse stato non saremmo nelle condizioni in cui siamo. Il clientelismo l’abbiamo voluto noi “pecoroni” (abbi pazienza ma è così). Poi ce ne andiamo al nord e cioè in Italia e apriamo gli occhi, ci emancipiamo. E poi scusami non se se hai visto cosa ha permesso di costruire il comune nella zona artigianale, quelli non sono opifici, ma ville con annessa unità produttiva.
A lagnarsi siamo tutti bravi, ma a darci da fare un po’ meno