Cronaca

Anche a Bitonto c’è un cantuccio per Ciccio e Tore

Mario Sicolo
Nel cimitero, all'altezza del secondo ingresso, sotto un grande albero
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Anche a Bitonto c’è un angolo per loro.
rnIl cantuccio dove di solito si sistemano le culle per gli angeli.
rnÈ all’altezza dello spiazzale che segue il secondo ingresso del cimitero. Un albero maestoso li protegge con i suoi rami materni e la sua fresca ombra. Accanto, la cappella di chi donò la sua vita alla patria o, meglio, alla folle causa delle guerre. Un paio di cippi ricorda chi, in volo, restò in cielo.
rnIl fazzoletto di terra, che riposa alle radici di quel grande tronco, è diventato il sepolcro simbolico di Ciccio e Tore. Le foto, sbiadite dalla pioggia e dal sole, che vi posano sopra lacrime e luce, sono le solite, quelle che sono entrate ormai nei cuori di tutti noi. Tulipani, rose, garofani, messaggi, parole d’affetto e, forse, di rimpianto hanno reso insufficiente quello spazio. I bambini che passano contemplano i volti pieni di candore dei piccoli gravinesi e confondono i fiori con i fiori. E il bello è che è nato tutto spontaneamente, senza inaugurazioni ufficiali con politici sorridenti e abbraccianti che sfilano.
rnPersino l’inarrivabile Alighieri scrisse che del Paradiso ci restano solo le stelle, i fiori e i bambini. Ma coloro che perpetrano innominabili delitti sui fanciulli, questo lo sanno? Non c’è cosa più scellerata che violare l’innocenza più pura.
rnProbabilmente, in quell’inferno buio di cisterna è morta anche la nostra cosiddetta civiltà.
rnI bimbi si sono spenti, soprattutto, tra l’indifferenza e la trascuratezza. Andate a vedere la casa delle cento stanze, il suo essere terrifico mostro sbilenco, incastonato in un isolato normale, come ce ne sono tanti. Le finestre cieche, buchi d’inquietudine. Un macabro luna park. Nel quale, un caso fortuito ci ha dimostrato che i ragazzini si recavano spesso a giocare. E chissà che non sapessero già… E quei pozzi, voragini di nulla (a proposito, perché non si pesca chi avrebbe dovuto coprirli o, almeno, renderli più sicuri?) nei quali avremmo dovuto seppellire tutto il nostro egoismo, la nostra bassura morale, il nostro fingere con tutti, il nostro inseguire disperato la ricchezza effimera, il nostro quotidiano prevaricare i deboli.
rnE, invece, no. Laggiù, hanno chiuso la loro breve esistenza Ciccio e Tore. E pensate a quanto sia stata atrocemente lacerante la fine del più piccolo, che, in quell’inchiostro famelico, s’è trascinato in cerca di luce ed ha sentito il fratello maggiore soffrire, piangere, respirare sempre più piano. Morire.
rnPer questo la coscienza dei loro concittadini e, oseremmo dire, di tutta la nazione ha provato tardiva resipiscenza, ha chiesto inutile scusa. E non parliamo del piccolo calvario vissuto dal padre Filippo Pappalardi, dipinto immediatamente quale padre-padrone, secondo trita formula letteraria, più che in base a conoscenza reale del tessuto socio-culturale in cui la storia s’è svolta.
rnLa vicenda sarà perenne monito della nostra umana nullità, anche quando crederemo (e, molte volte, capita) d’essere onnipotenti.

giovedì 10 Aprile 2008

(modifica il 29 Giugno 2022, 19:38)

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terenziovarrone
terenziovarrone
16 anni fa

…quanto ho letto, rientra in un quadro di critica civiltà…tardiva. Non ho letto, da nessuna parte, l’unica cosa che andava scritta:”denunciamo l’incapacità, la perversione, la degenerazione di chi vuole vedere il marcio ovunque perchè il marcio ce l’ha dentro!”…un “grazie” al Procuratore di Bari e atutti gli investigatori che hanno dimostrato la loro grande “professionalità” e “competenza”!