La sperimentazione, la ricerca, gli innesti per salvare gli olivi monumentali e lo studio della biodiversità rappresentata dalle piante selvatiche nate da incroci spontanei, sono temi di sicuro interesse e di concreta speranza che vanno supportati in modo tangibile, così come i progetti di rinaturalizzazione. È quanto afferma Coldiretti Puglia, in relazione al via al decreto del Ministro delle politiche alimentari e forestali che definisce criteri e procedure per la concessione di 20 milioni di euro di contributi a programmi di ricerca e sperimentazione mirati alla lotta e al contenimento della diffusione della Xylella fastidiosa, come previsto dal Piano di rigenerazione olivicola.
Proseguono gli studi in Puglia, dove sono già oltre 30mila i semenzali osservati, numerosi già a frutto dopo aver superato la fase giovanile, di cui 190 asintomatici selezionati ed analizzati con PCR quantitativa, 33 semenzali risultati privi del batterio a tre o quattro successive analisi, di cui 23 già riprodotti e pronti per essere sottoposti ai test di patogenicità, dove i risultati attesi riguardano nuove fonti di resistenza nuove varietà, uniche e nate in loco da genitori autoctoni, nuovi genitori locali per attività d’incrocio, alla base del progetto di ricerca e sperimentazione “Resixo” condotto dal Cnr-Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP Bari).
Solo nell’area infetta risultano contaminati 183mila ettari e 21 milioni di alberi. Contro il dilagare della Xylella sono determinanti monitoraggio, campionamento, analisi di laboratorio e continua ricerca, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi dell’infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto.
La ricerca ha un ruolo determinante perché fino al 2013 in Europa non c’era traccia di Xylella ed era conosciuta (da 130 anni) solo nelle Americhe e a Taiwan.