L’intervista

“Com’eri vestita?”, una mostra per abbattere i luoghi comuni sulla violenza sessuale

Marco Lovero
"Com'eri vestita?", mostra nel foyer del Traetta
"Com'eri vestita?", mostra nel foyer del Traetta
Ivana Stellacci ne racconta lo spirito. Visitabile nel foyer del Traetta fino a lunedì
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Una mostra per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne, partendo da una domanda troppo ricorrente e che nasconde uno stereotipo sessista: “Come eri vestita?”. Allestita nel foyer del Teatro Traetta, è visitabile fino a lunedì 5 marzo dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. La mostra vuole contrastare i pregiudizi raccontando le storie di abusi che accompagnano gli abiti esposti, riproduzione dell’abbigliamento indossato dalle vittime di violenza.

A raccontarci dell’iniziativa è Ivana Stellacci, responsabile del centro antiviolenza “Io sono Mia” a cui si deve l’organizzazione della mostra. «“Io sono Mia” – dice – è un’associazione di promozione sociale attiva su Bitonto e Palo del Colle nata nel 2013 con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme. Dato che non c’era un luogo dedicato, abbiamo subito aperto con il patrocinio del Comune di Bitonto uno sportello informativo che dà la possibilità alle donne di avere un punto di riferimento in città. Nel rispetto delle norme abbiamo dovuto attendere cinque anni per poter ricevere l’autorizzazione come centro antiviolenza. Fino ad allora abbiamo lavorato sul territorio con attività di prevenzione e sensibilizzazione e successivamente, nel 2018, abbiamo aperto la nostra sede in via Monsignor Calamita 18. Durante il nostro lavoro ci sono stati tantissimi casi sul nostro territorio, sempre più donne si sono rivolte a noi per chiedere aiuto e sostegno. Non ci abituiamo mai alle storie di violenza e non dobbiamo abituarci. Ogni situazione è soggettiva, multiproblematica ma fortunatamente c’è la rete antiviolenza con vari servizi in base al caso specifico. Grazie a questo, è possibile davvero dare una mano concreta a queste donne».

 

Come nasce l’idea della mostra? Cosa vuole raccontare?

«Giunta dieci anni fa in Puglia grazie al contributo di “Sud-Est Donne”, associazione da anni impegnata nella prevenzione e nel contrasto della violenza di genere, “Com’eri vestita?” ha l’obiettivo di rompere gli stereotipi che sono alla base della violenza di genere. Abbiamo organizzato eventi simili anche in passato, come “Panni sporchi in piazza” in cui volevamo abbattere lo stereotipo dei panni sporchi da lavare in casa: se vieni a conoscenza di un episodio di violenza bisogna intervenire e aiutare la vittima a capire, indirizzandola verso centri per chiedere aiuto. Con questa mostra abbiamo voluto abbattere il pregiudizio del “com’eri vestita?” che troppo spesso è presente quando si parla di violenza e che vede la donna quasi come colpevole dello stupro».

 

Spesso a compiere violenza sono “insospettabili”: un parente, un amico di famiglia, un conoscente tranquillo. Come si può sensibilizzare e prevenire?

«Continuare con le attività di prevenzione e incentivare, investire nei progetti per le scuole di ogni ordine e grado è fondamentale. Abbiamo invitato le scuole a partecipare per partecipare a un momento di riflessione e condivisione su quello che è il contenuto della mostra. È importante far capire come deve essere un rapporto sano. Lavoriamo anche coi bambini per superare gli stereotipi di genere attraverso il gioco e fiabe rovesciate, come per il progetto “Impariamo le opportunità” che a breve ripartirà nelle scuole. Il nostro lavoro è aiutare le ragazze ad individuare campanelli di allarme per capre fin da subito se una relazione non è sana: è geloso, ti isola, non vuole che esci con le amiche… col tempo ciò ci ha dato diversi frutti e alcune delle ragazze formate negli anni precedenti si sono rivolte a noi per chiedere aiuto anche per conto di amiche che vivevano situazioni malate».

 

Recentemente Netflix ha proposto una serie su Lidia Poët (interpretata da Matilda De Angelis), prima avvocatessa d’Italia. È una storia di emancipazione femminile che muove i suoi primi passi in un contesto storico, l’Ottocento, che oggi ci appare bigotto e maschilista. Da allora sono stati fatti dei passi avanti ma la parità dei sessi resta ancora lontana. Quanto lavoro c’è da fare e quali sarebbero le azioni concrete per raggiungerla?

«Non si finisce mai di sensibilizzare e preparare eventi, Noi cerchiamo sempre di coinvolgere la maggior parte delle persone: organizziamo flash mob perché solo unite possiamo fare passi avanti, riscoprendo la solidarietà femminile. La forza che viene fuori è notevole, rendiamo parte attiva anche chi partecipa dando qualcosa da fare per sentirsi parte del progetto. Alle inaugurazioni consegniamo sempre la chiave simbolica del nostro centro, questo perché è di tutti: la violenza sulle donne è responsabilità di tutti».

 

giovedì 2 Marzo 2023

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