Era un martedì, come oggi. Il 12 luglio di sei anni fa, come ogni mattina, la gente saliva sui treni della Ferrotramviaria. Sulla linea a binario unico tra Corato e Andria, al chilometro 51 della tratta Bari-Barletta, poco dopo le 11 avvenne lo scontro frontale in cui 23 persone persero la vita e 50 rimasero ferite. Fu uno dei più gravi disastri ferroviari del Paese.
Subito si mise in moto la macchina dei soccorsi, per più di 32 ore si lavorò anche a mani nude per prestare soccorso ai sopravvissuti e cercare di ricomporre i corpi dilaniati.
Il 16 luglio si tennero i funerali di Stato al palazzetto dello sport ad Andria. La cerimonia fu officiata alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della presidente della Camera Laura Boldrini, del ministro dei trasporti Graziano Delrio, del governatore della Puglia Michele Emiliano, e di tutte le altre autorità civili e militari.
A distanza di sei anni la giustizia fa, lentamente, il suo corso. Il 6 luglio scorso, nell’aula bunker del carcere di Trani si è tenuta l’udienza durante la quale sono stati ascoltati altri consulenti di difesa per ricostruire la dinamica dei fatti. Salvo imprevisti, entro luglio finirà l’istruttoria dibattimentale. Poi, tra settembre e ottobre inizieranno le discussioni: parleranno i pubblici ministeri, le parti civili e ci saranno le arringhe delle difese.
Ma ad oggi, dopo sei anni da quella strage ferroviaria che ha segnato per sempre la nostra terra, resta una sola certezza: i nomi delle 23 vittime: Pasquale Abbasciano, Giuseppe Acquaviva, Serafina Acquaviva, Maria Aloysi, Alessandra Bianchino, Rossella Bruni, Pasqua Carnimeo, Enrico Castellano (di origini bitontine), Luciano Caterino, Michele Corsini, Albino De Nicolo, Salvatore Di Costanzo, Giulia Favale, Nicola Gaeta, Iolanda Inchingolo, Benedetta Merra, Donata Pepe, Maurizio Pisani, Giovanni Porro, Fulvio Schinzari, Antonio Summo, Ludovico Francesco Tedone, Gabriele Zingaro.