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Inflazione: olio di semi, farina e burro in testa ai rincari

La Redazione
Carrello della spesa
Aumenti a doppia cifra anche per pasta, carne di pollo, verdura fresca e frutti di mare
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La guerra si abbatte sul carrello della spesa: la classifica dei rincari è guidata dagli oli di semi, soprattutto quello di girasole (+64%) che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni. Al secondo posto c’è la farina, con i prezzi in salita del 17% trainati dagli aumenti internazionali del grano; al terzo il burro (+15,7%) che risente della ridotta disponibilità del mais destinato all’alimentazione delle mucche da latte. È quanto emerge dallo studio della Coldiretti sulla base delle rilevazioni Istat relative all’inflazione ad aprile 2022. 

I prezzi di cibi e bevande sono balzati in media del 6,4%, con aumenti a doppia cifra anche per la pasta (+14%), carne di pollo (+12%), verdura fresca (+12%) e frutti di mare (+10%). Crescono anche quelli di gelati (+10%), uova (+9%) e pane (+8%) rispetto allo stesso periodo scorso anno.

Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare, a partire dalle campagne dove più di un’azienda agricola su dieci (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. Gli aumenti dei costi vanno infatti dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.

Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.

Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro  – invoca la Coldiretti Puglia – per salvare aziende e stalle, lavorando da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali, con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto a pratiche sleali e speculazioni.

 

 

mercoledì 18 Maggio 2022

(modifica il 4 Luglio 2022, 16:32)

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Franco
Franco
1 anno fa

Senza mai chiedersi, ovvero indagare, sui veri perché.