«Grazie di cuore». Sono le prime parole in italiano che ha imparato il 12enne Sviatik, arrivato pochi giorni fa a Bitonto con la sua famiglia da Dniepr, a 500 chilometri da Kyiv: la madre 48enne Svetlana, la sorella 25enne Lisa e la figlia di quest`ultima, Kira di 4 anni. Ieri mattina, all’istituto Benjamin Franklin di Bitonto, quelli che da domani saranno i compagni di classe di Sviatik hanno organizzato una piccola festa d`accoglienza e una tavola rotonda per creare un vocabolario di italiano-inglese-russo e per far sentire a casa il loro nuovo amico.
«Stiamo mettendo su una rete di protezione grande – ha spiegato il direttore dell’istituto Domerio Mundo all’AGI – e faremo il possibile per includere l`intera famiglia nella comunità, tanto che sia Sviatik sia la piccola Kira sono stati accolti dalla scuola. Tutti i compagni, per tutta la loro permanenza, terranno un braccialetto giallo-blu al polso in segno di vicinanza: un messaggio per invocare la pace in Ucraina».
La città tutta, dal primo momento, grazie all`intervento dell’associazione La Macina e della parrocchia Cattedrale, ha messo in moto una rete di solidarietà enorme, e già nei giorni scorsi, dopo i controlli sanitari, la famiglia è stata sottoposta alla prima dose di vaccino anti Covid nell`hub vaccinale della città.
Sviatik è stato anche accolto dall’Olimpia Bitonto per giocare a calcio, così come faceva in Ucraina.
«Quando siamo arrivati a Bitonto siamo stati accolti da tutti in una maniera straordinaria: ci hanno messo subito a disposizione un monolocale, indumenti e tutto il necessario. Sono ancora incredula e tanto grata», ha raccontato Svetlana all’AGI, in un perfetto italiano.
«Non sapevo che l’aeroporto fosse così vicino – continua – e sentire gli aerei mi ha fatto pensare alle ore drammatiche prima di arrivare in Italia: siamo partiti martedì sera dopo aver attraversato l’Ucraina fino alla frontiera, per poi entrare in Romania. Lì siamo riusciti a prendere un aereo per Roma e poi siamo arrivati a Bari».
In Ucraina è rimasto il papà di Sviatik, partito subito per la guerra per difendere Kiiv: è rimasto ferito, ha subito delle operazioni ma ora sta meglio. E poi ci sono ancora il nonno di Sviatik, la zia e suo cugino. «Per loro sono molto preoccupata – confessa Svetlana in lacrime – nessuno ci credeva che la guerra potesse davvero scoppiare. Spero che finisca presto e non muoia più nessuno. Noi ora stiamo bene, non ci manca niente. Manca solo la pace in Ucraina».