Verso le amministrative

Franco Natilla: «A Bitonto serve cambio di passo e governo plurale»

Mariella Vitucci
Franco Natilla
Intervista al consigliere di opposizione, che insieme a Vito Masciale ha dato vita alla lista Riformisti-Fronte del Lavoro
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Reset. È la parola d’ordine dell’azione politica di avanscoperta per le prossime amministrative dei Riformisti-Fronte del Lavoro. «Resettare per rimettere il governo della città sui binari della partecipazione plurale, senza più uomini soli al comando», spiega Franco Natilla, fondatore insieme a Vito Masciale della lista nata a novembre scorso. «Vogliamo riformare il modus operandi dell’amministrazione della nostra comunità. Verremo fuori quanto prima con un’iniziativa pubblica e presenteremo gli organi direttivi».

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In città si sta lavorando, a destra e a sinistra, per trovare intese e creare coalizioni. Voi dove vi collocate?

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«Siamo riformisti, lo ribadisco. Ci proponiamo come un concreto punto di riferimento sull’intero territorio comunale per incontrare le persone e ascoltare i loro problemi, con l’impegno che questo sarà il punto fermo della nostra azione politica, non solo “prima” ma soprattutto “dopo” il voto».

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Con chi state dialogando?

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«Abbiamo accolto con favore l’apertura del Pd e abbiamo partecipato agli incontri che si sono tenuti per avviare un discorso di coalizione del centrosinistra, ma siamo aperti al dialogo con tutti i soggetti di cui condivideremo le idee per il futuro della città. Siamo disponibili alla collaborazione, senza fermarci di fronte a barricate di natura ideologica».

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L’iniziativa del Pd sta incontrando resistenze. Perché?

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«Il tavolo aperto dal Pd ha visto un’adesione iniziale molto fredda, e il successivo abbandono, da parte di alcune forze politiche che sostengono l’attuale amministrazione. Noi invece ci siamo ritrovati nei principi alla base di questa iniziativa, esplicitati fin dalla prima lettera d’invito: creare una coalizione che coinvolga e sia aperta al contributo di tutti, con l’obiettivo di dare a Bitonto un governo di squadra. Evidentemente c’è chi ritiene di voler proseguire sulla scia verticistica dell’amministrazione uscente».

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Vede la possibilità di una ricomposizione di questa frattura in casa centrosinistra?

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«La frammentazione è il frutto dell’azione divisiva di chi, dopo dieci anni, non intende voltare pagina e vuole restare abbarbicato su posizioni personali. A prescindere da un eventuale terzo mandato – qualora dovesse passare la modifica della legge elettorale che io trovo deprecabile perché avrebbe assai poco a che fare con un Paese democratico – serve l’alternanza per dare spazio ad altri e respiro alla città. Spero lo capiscano il sindaco uscente in primis e i suoi sostenitori pure, mi risulta che diversi auspichino che sia lui stesso a fare un passo indietro, a prescindere dall’eventuale possibilità di un terzo mandato. Questo faciliterebbe molto il percorso di costruzione di un nuovo governo della città. Chiediamo un cambio di passo, che si dia vita ad una coalizione per individuare un candidato sindaco che s’impegni per la città e onori il patto con gli elettori fino alla fine».

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Qual è il profilo del candidato sindaco che immaginate?

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«All’orizzonte vedo un candidato con almeno un minimo di esperienza politica, che sia disponibile all’ascolto e capisca che non può governare da solo ma deve far leva sul contributo dell’intero consiglio comunale, anche alla minoranza. Di sicuro dovrà impegnarsi a fare solo il sindaco durante tutto il suo mandato, senza altre cariche amministrative e politiche, per poter trattare sui tavoli extra urbani con autorevolezza e senza timore di dover pagare prezzi politici, senza condizionamenti di sorta. L’interesse supremo del futuro primo cittadino dovrà essere quello di amministrare a dieci mani la città per tirarla fuori dalla fanghiglia in cui si trova impantanata».

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Non è un giudizio troppo severo?

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«Non severo ma giusto. La situazione in cui si ritrova Bitonto è di assoluta marginalità nella politica, al di fuori delle mura cittadine. Perché è accaduto? Perché sin dall’inizio dell’ultimo decennio amministrativo c’è stata una palla di piombo al piede della città: è stato anteposto l’interesse a perseguire obiettivi politici personali. Pochissimo il tempo speso in Comune, che è la casa di tutti i bitontini; troppo quello impiegato su altri tavoli della politica, dalla Città Metropolitana alla Regione fino al Governo nazionale con il partito dei sindaci. In seno alla Città Metropolitana è stata fatta razzia delle deleghe di maggiore responsabilità e peso, ma cos’hanno portato a Bitonto?».

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Molti finanziamenti…

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«Molti? Mah, a ben vedere sono finanziamenti marginali rispetto a quelli incassati da Bari che ha fatto la parte del leone, ed anche da altri grossi Comuni dell’area metropolitana come Corato o Molfetta. Qualche piazza riqualificata non vuol dire un grande successo. Per cosa sarà ricordato l’ultimo decennio amministrativo? Per avere “intercettato” finanziamenti anche cospicui? Ma la città se n’è accorta? O solo qualcuno? Vuole un altro esempio? Il centro tecnologico sorto nella zona artigianale, costato più di 4 milioni e mezzo di euro, doveva fungere da polo d’attrazione per le imprese soprattutto interne, per aiutarle a svilupparsi. E invece è servito solo a qualcuno del Politecnico ma non agli imprenditori di Bitonto. E i progetti della cultura? Milioni di euro spesi, ma dov’è la trasformazione culturale della nostra comunità? Ne hanno beneficiato solo in pochi, anzi pochissimi».

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Ma il sindaco non è il responsabile unico del governo della città. Quindi si tratta di “colpe” condivise?

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«Certamente. C’è stata una coalizione al suo servizio. Il mio auspicio è archiviare finalmente questo sistema e restituire Bitonto alla vera politica, che è stata la grande assente in questi dieci anni».

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C’è stato anche lei, in Consiglio comunale. Anche l’opposizione ha le sue pecche?

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«Ci sono stato e lo rivendico. Ho svolto sempre un’opposizione ferma e a viso aperto, e lo stesso dicasi di altri consiglieri di minoranza. Ma non è mortificante un consiglio comunale “bulgaro” come quello che esprime la nostra città, con la maggior parte dei consiglieri di minoranza emigrata in maggioranza? Non si può e non si deve vivere “di” politica ma “per” la politica. Non è sano che un sindaco detenga le deleghe di maggior peso: lavori pubblici, urbanistica, pubblica istruzione, impiantistica sportiva… Mai accaduto prima un tale accentramento di poteri. Ecco perché, ribadisco, non si può più stare a guardare destra o sinistra, tutti gli uomini di buona volontà, la società civile di cui i partiti sono parte integrante sono chiamati a collaborare per dare alla città un governo degno che poggi le sue fondamenta su un gruppo e non sul singolo. Serve partecipazione, servono scelte condivise e non imposte dall’alto».

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“Bene comune” e “civismo” sono i mantra ripetuti da tutti i protagonisti delle manovre pre elettorali, a prescindere dagli schieramenti. Ma non rischiano di essere solo stereotipi, o peggio vernice a copertura del vero interesse: rastrellare voti?

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«Se si mettono in atto distorsioni, il civismo e il bene comune perdono senso. Proprio per questo vanno preservati. Conosco persone assai stimabili che potrebbero avvicinarsi alla politica cittadina ma non lo fanno per sfiducia e disaffezione. Ma non si può solo stare a guardare, bisogna mettersi in gioco e restituire speranza ai cittadini, anche per contrastare il partito dell’astensionismo».

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Anche se è prematuro, nel toto sindaco qualche nome sta già venendo fuori. Il sospetto è che gli accordi si costruiranno sui nomi, più che sui programmi…

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«È legittimo che all’interno di un singolo movimento o di un partito si cominci a discutere di nomi, ma non è argomento da affrontare in coalizione allo stato attuale. Verrà il tempo per condividere eventuali candidature e trovare un accordo democratico. Ora i tavoli sono appena all’inizio per cercare di formare una coalizione e condividere il programma. Solo dopo si potrà parlare di nomi, e – sia chiaro – Bari non dovrà interferire nella maniera più assoluta. Una mano è ben accetta, ma non interferenze per imporre. Vogliamo un sindaco ed un gruppo di amministratori che possano battere i pugni sui tavoli baresi senza condizionamenti. Bisogna avere le mani libere per poter governare la città».

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domenica 30 Gennaio 2022

(modifica il 4 Luglio 2022, 17:05)

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Michele  pugliese
Michele pugliese
2 anni fa

Sempre le stesse facce riciclate, siamo stanchi, perché così nn cambierà mai nulla per la nostra città!!