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Un’associazione per tenere vivo il ricordo: #viaggiandocongianvito

Mariella Vitucci
Gianvito Corallo con la sua gatta Lunetta
Intitolata a Gianvito Corallo, il sedicenne bitontino portato via dal cancro tre mesi fa, ha già raggiunto il suo primo obiettivo benefico. Il racconto della zia del ragazzo, Rosa Allegretti
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Questo sarà il primo Natale senza Gianvito, ma la sua foto e le sue scarpe da ginnastica preferite sono sotto l’albero, addobbato come piaceva a lui da papà Vincenzo. Gianvito Corallo è stato strappato alla vita dalla malattia il 4 settembre scorso. Neppure un mese e mezzo prima, aveva festeggiato il suo sedicesimo compleanno con una grande festa e una folla di parenti e amici. «Gli volevano bene tutti, perché era un ragazzo speciale, una vera meraviglia. Anzi, tutti gli vogliono bene, perché è impossibile parlare di Gianvito al passato. Lui continua a starci accanto, ed è per questo che abbiamo voluto intitolargli un’associazione che abbiamo chiamato #viaggiandocongianvito». A parlare è Rosa Allegretti, sorella della mamma di Gianvito, Angela. Il lancio dell’associazione è avvenuto mercoledì sera davanti al suo salone di parrucchiere, in via Felice Cavallotti. Ad accogliere i bambini c’era il Babbo Natale barese, a cui è stato consegnato il ricavato dell’iniziativa voluta da Gianvito per dotare di smart tv le stanze di degenza del reparto di Onco ematologia pediatrica del Policlinico di Bari. In quelle stanze Gianvito ha passato lunghi periodi dei suoi ultimi due anni di vita, e quando sei un adolescente ricoverato in ospedale la tecnologia diventa una compagna preziosa per combattere la noia. In stanza solo vecchi televisori, che non consentono la connessione allo smartphone. Da qui il suo desiderio di regalare apparecchi di nuova generazione ai piccoli ospiti del reparto. Un desiderio finalmente realizzato grazie alla generosità dei donatori che già sostengono l’associazione che porta il suo nome. «È solo il primo passo, ma abbiamo tanti progetti da costruire per tenere vivo il nome di Gianvito, sapendo che lui ci è accanto e guida i nostri passi», dice Rosa.

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Alla serata di presentazione dell’associazione ha partecipato anche l’assessora comunale Angela Scolamacchia, che ha voluto far sentire la sua vicinanza alla famiglia e ha annunciato il sostegno delle istituzioni e della scuola ai progetti benefici di #viaggiandocongianvito.   

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Per farci conoscere il suo “scricciolo”, zia Rosa ci invia alcune sue foto e ci parla di lui con orgoglio e amore sconfinati. Sono per lo più racconti di momenti felici e della forza straordinaria di Gianvito e della sua famiglia nell’affrontare la malattia. Poi c’è il dolore che rompe gli argini, quando confessa «lo strazio di continuare a parlargli senza poter sentire la sua voce». Ma i segni della sua presenza sono sempre vivi, racconta: nella sua stanza lasciata intatta a custodire ogni suo oggetto, nelle foto e nei video rivisti e riascoltati mille volte, nell’adorata gattina Lunetta che i genitori gli hanno concesso di tenere durante la malattia e che ora è diventata parte irrinunciabile della famiglia. Gianvito l’ha voluta a tutti i costi, dopo aver assistito alla sua nascita in diretta, via cellulare, grazie alla zia complice, proprietaria della mamma di Lunetta, Luna. «Lunetta – dice Rosa – è il regalo che Gianvito ha voluto lasciare ai genitori e al fratello Francesco».

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Gianvito frequentava la seconda classe del liceo scientifico linguistico. «Era molto intelligente e bravo a scuola. Non ha mai usato la malattia come pretesto per non studiare – racconta zia Rosa – anzi non mancava mai alle lezioni in dad e s’impegnava moltissimo».  Anche l’estate scorsa, nonostante la leucemia incalzasse, il suo pensiero era per la scuola: «Mamma, dobbiamo comprare i libri».

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Amava conoscere e viaggiare, adorava la musica e il mare. Zia Rosa racconta delle lunghe estati trascorse a Cala d’Oro, a Santo Spirito, e di quanto amasse nuotare. L’ultimo regalo dei genitori è stato un viaggio a Ravenna, a luglio scorso, con un tuffo in piscina.

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Angela e Vincenzo sapevano che quella sarebbe stata l’ultima vacanza di Gianvito e non hanno voluto rinunciare a dargli gioia. «Lui è stato coraggioso, voleva essere più forte del male. Solo negli ultimi giorni i dolori terribili l’hanno vinto», ricorda Rosa. Poi il nastro della memoria si riavvolge fino all’inizio dell’incubo, ad ottobre 2019. Nessun sintomo ma una magrezza sospetta che induce a fare un check up. Durante un controllo dal dentista viene consigliata una visita dall’osteopata che nota un gonfiore al fegato, da qui una radiografia e il trasferimento immediato dal pediatrico Giovanni XXIII al Policlinico di Bari, dove gli viene diagnosticato un tumore molto raro. I cicli di chemio, la sofferenza, la vita stravolta, il papà che decide di lasciare il lavoro per dedicarsi a Gianvito, la mamma che continua a tenere aperto il suo negozio nonostante tutto, per poi correre dal suo bambino e stargli vicino. «Gianvito è sempre stato innamorato di Angela, ma la malattia li ha resi inseparabili e voleva dormire solo abbracciato a lei. Certo, ci sono stati i momenti difficili e le discussioni, in cui ero spesso io a fare da paciere – racconta Rosa – ma mia sorella e mio cognato sono stati meravigliosi e gli hanno dato tutto il loro amore. Anche nel dolore sono riusciti a darsi forza».

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Per Gianvito non è stato facile accettare il cancro. Sapeva di stare male e aveva momenti di sconforto, ma si è attaccato alla vita con forza. Sapeva che ogni giorno era un giorno regalato. La chemioterapia gli toglieva i capelli e le forze, e poi i dolori, i drenaggi, la stomatite… «All’inizio – ricorda la zia – non voleva uscire, poi me lo sono trascinato dietro al Sale in Zucca. Quello è diventato il suo posto del cuore, la sua seconda casa. Con i ragazzi che lo gestiscono è nato un rapporto meraviglioso. Il giorno del suo ultimo compleanno hanno chiuso il locale nonostante fosse lavorativo, per poter essere tutti alla festa di Gianvito. Per due mesi dopo la sua morte non sono riuscita a rimetterci piede, poi mi sono fatta coraggio e, quando mi hanno vista, non ci sono state parole ma solo lacrime e abbracci. Abbiamo condiviso il dolore che ci portiamo addosso».

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Un dolore immenso puntellato dai ricordi di apertivi e colazioni conditi di risate e prese in giro, e della passione di Gianvito per la gricia, seconda solo alle orecchiette fresche al sugo di nonna Teresa.

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Negli ultimi ricordi di Rosa sono scolpiti i festeggiamenti per la vittoria dell’Europeo di calcio: «Era molto giù quella sera e non voleva uscire. Lo andai a prendere di peso e lo feci sedere accanto a me, in macchina, con la bandiera dell’Italia sventolata dal finestrino e la musica a tutto volume. Mia sorella stava sul sedile posteriore e si copriva per la vergogna di essere riconosciuta dalle sue clienti. Ma quanto ci siamo divertiti!».

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Poi condivide un altro frammento di memoria: «Quattro giorni prima di andarsene eravamo seduti a tavola. Il padre gli chiese se gli mancasse qualcosa, e lui ci lasciò di stucco: “No, ho tutto. Ho una famiglia che mi vuole bene e non mi ha mai fatto mancare niente, a differenza di tanti ragazzi”».

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A fine agosto Gianvito aveva capito che erano i suoi ultimi giorni  ed era stremato dai dolori, nonostante i massaggi olistici dell’amica Ketty e le cure di Maria Saveria, l’infermiera che l’ha accudito fino alla fine. «Era innamorata persa di lui e della sua dolcezza. Gianvito è morto con il sorriso, sembrava un angelo».

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venerdì 17 Dicembre 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:08)

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