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Argento e bronzo per il Team KoiFit ai Mondiali di Abu Dhabi

Mariella Vitucci
Nicola Milone
Sul podio, nelle rispettive categorie, il barese di origini bitontine Nicola Milone e il molfettese Francesco Mininni
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Il Team KoiFit di brazilian jiu-jitsu torna da Abu Dhabi con un argento e un bronzo, conquistati da due atleti che si allenano nella palestra bitontina di Nicola Lomangino e soci. Sono Nicola Milone, 49 anni, barese di origini bitontine, argento nella master 4 cintura blu, e Francesco Mininni, 40 anni, di Molfetta, bronzo nella master 2 cintura marrone.

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I Mondiali di BJJ negli Emirati Arabi sono stati un banco di prova straordinario per gli atleti del team bitontino: quaranta in tutto, fra cui quattro donne, allenati da Lomangino con la supervisione tecnica del maestro cintura nera Rodrigo Silva. Brasiliano, 41 anni, dal 2007 è spesso in Puglia per portare la sua esperienza al servizio degli atleti che hanno abbracciato il BJJ come sport e filosofia di vita. Alla KoiFit è ormai di casa, e i suoi insegnamenti sono preziosi per affinare la preparazione fisica e mentale alle gare.

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La peculiarità del jiu-jitsu brasiliano è la lotta a terra: la disciplina insegna come una persona più piccola e debole possa difendersi con successo da un assalitore più grande e forte, portando lo scontro al suolo. Trasferire il combattimento a terra riduce di molto le eventuali differenze di peso tra i due contendenti, mettendoli sullo stesso piano. L’allenamento, basato su una sequenza di movimenti, trova il suo completamento nel confronto con un avversario non collaborativo. “Solo andando in acqua impari a nuotare, ed è così nel BJJ: facendo solo movimenti in aria non impari a lottare, devi sperimentare con un avversario le tecniche che hai imparato”, spiega il maestro Silva. E aggiunge: “L’allenamento di jiu-jitsu brasiliano è una prova di intelligenza prima che di forza, è una sfida con se stessi”.

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Nicola Milone fa sport da combattimento da quando aveva 5 anni. È stato maestro di full contact e cintura nera di kickboxing. Poi ha cominciato a fare crossfit con Nicola Lomangio alla KoiFit e ha provato il brazilian jiu-jitsu. “Una folgorazione”, confessa.

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Lui, tecnico subacqueo, da 25 anni lavora tra Africa e Golfo Persico sulle piattaforme petrolifere ed eoliche off-shore. “Provengo dalla Marina Militare – racconta – poi ho trasformato i brevetti da militari a civili in Scozia, dove sono rimasto a studiare per due mesi”.

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Cittadino del mondo, Milone è nato a Bitonto, da madre bitontina e papà barese. “Mi sono trasferito a Roma quand’ero piccolissimo – ricorda – e ho vissuto lì fino alla seconda elementare, poi la mia famiglia si è trasferita a Santo Spirito, che resta la mia base. Ma sono molto legato anche a Bitonto”.

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A Santo Spirito, la marina dei bitontini, Milone ha anche aperto una birreria insieme ad una socia, e da qualche anno – dice – cerca di fermarsi il più possibile. La sua vita è scandita così: 60-70 giorni all’estero e poi un mesetto a casa.

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“Nel jiu-jitsu – spiega – si entra con difficoltà: le tecniche non sono semplici ma con l’impegno e il sacrificio arrivano i progressi ed entra in gioco la voglia di migliorarsi. È una lotta mentale prima che fisica, per primeggiare ma non per far male: è come una partita a scacchi, dove vince chi sbaglia meno. Io ho insegnato full contact tra Santo Spirito e Bitonto. Prima di tutto per me viene il rispetto. Sono convinto che non ci siano cattivi allievi ma cattivi maestri. La violenza è qualcosa che si trasmette e che si assorbe, e per me è bandita. Dopo aver vinto un avversario non gli giro le spalle ma gli stringo la mano”.

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“Ad Abu Dhabi – racconta – ho visto ragazzi piangere di gioia o di amarezza, per aver vinto o perso una medaglia che per loro valeva un biglietto per cambiare vita. Ragazzi dal Perù, dall’Argentina, da ogni parte del mondo, che hanno messo da parte i soldi per arrivare ad Abu Dhabi e giocarsela con gli atleti più forti in assoluto. È quello che ho voluto fare anch’io, per misurarmi con avversari di primo livello e vedere fin dove posso arrivare e dove c’è da lavorare. A mente fredda, so di aver perso la finale perché mi sono fatto prendere dall’emozione. Lavorerò per superare questo limite”.

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Quello del BJJ – assicura – è un bell’ambiente, pulito e salutare, che insegna disciplina e rigore.

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In semifinale il suo avversario era un kazako; in finale un russo che ha battuto per 9-0. “Ma dopo la gara ci si abbraccia, anche se si parlano lingue diverse. Nessuno s’impettisce. All’AJP di Roma, un mese fa, sono arrivato primo nella mia categoria, ma ogni vittoria non è un traguardo. Lì ho conosciuto un cintura viola di 59 anni, pieno di voglia di combattere, e ho pensato che ho ancora almeno dieci anni di BJJ davanti a me!”.

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All’Abu Dhabi World Professional Jiu-Jitsu Championship, massima competizione mondiale, dal 14 al 19 novembre hanno gareggiato 4mila lottatori da tutto il mondo. Unici dalla Puglia, gli atleti del Team KoiFit.

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Anche Francesco Mininni ci racconta la sua esperienza. Per lui è stata la quarta partecipazione ai Mondiali negli Emirati Arabi: prima nel 2018, poi nel 2019, e all’inizio di quest’anno (l’appuntamento di novembre 2020 è slittato per Covid) la vittoria dell’oro nella sua categoria.

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“Il BJJ è una vera passione. Ti spinge a superare i tuoi limiti, quando raggiungi un obiettivo ti spingi sempre avanti. L’obiettivo è sottomettere l’avversario, e il combattimento può durare cinque minuti se finisce ai punti ma anche solo dieci secondi. Non si combatte per far male – spiega – ma la regola è il rispetto e sono vietate le tecniche scorrette. Mi sono avvicinato a questo sport con anima e corpo. Fin dall’età di 6-7 anni ho fatto lotta libera, judo… ma quello che dà il BJJ è diverso, perché si può cominciare a qualsiasi età e si può progredire sempre. Insegna un approccio nuovo alla lotta. Noia e monotonia non esistono. Mi alleno tutti i giorni e non mi pesa. Il brazilian jiu-jitsu richiede disciplina, uno stile di vita corretto, dal sonno all’alimentazione. E poi mi permette di viaggiare in tutto il mondo, da Las Vegas alla Russia”. Un “lusso” che Francesco può permettersi lavorando in proprio, nell’azienda edile di famiglia.

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Questa volta ad Abu Dhabi è salito sul terzo gradino del podio, dopo aver battuto un avversario azero e poi un russo. “Ho perso con un marocchino, però gli ho dato filo da torcere. Ma dopo la gara non ci sono spintoni né offese, ci si abbraccia”.

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Del maestro Silva dice: “La sua esperienza per noi è pane, ci dà la carica mentale perché tutto in questo sport parte dalla testa, dall’autostima. Mi ha aiutato a superare gli infortuni, lo conosco da diversi anni ormai e siamo quasi fratelli”.

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Intanto, il Team KoiFit guarda avanti. “Saremo in gara a Milano fra due settimane, a Barcellona prima di Natale e poi a Lisbona a febbraio per l’Europeo”, annuncia Nicola Lomangino.

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domenica 21 Novembre 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:18)

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