Ci sono tre bitontini fra gli undici detenuti ritenuti responsabili della rivolta nel carcere di massima sicurezza di Melfi avvenuta il 9 marzo 2020. Si tratta di Michele Cassano e Mario D'Elia, elementi di spicco del clan Conte, e di Giovanni Stellacci, coinvolto in una retata antiracket.
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Insieme ad altri otto detenuti, tennero sotto sequestro in cella per nove ore alcuni agenti di polizia penitenziaria e personale sanitario.
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Erano i giorni caldi dei moti di protesta contro le misure attuate dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per il contenimento dell'emergenza epidemiologica Covid-19. Si registrarono disordini nelle carceri di Potenza, Benevento, Catania, Palermo, Siracusa, L'Aquila, Bari, Reggio Calabria e Asti. Le indagini, coordinate dalla Procura di Potenza, hanno portato ad eseguire un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti degli undici detenuti. In tutto gli indagati per l'azione nel carcere di Melfi sono 44, ma per 33 "si è in attesa degli sviluppi dei ricorsi per Cassazione proposti dai rispettivi difensori".
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Le indagini, condotte dal servizio centrale operativo e dalla sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Potenza, con il supporto e la collaborazione dei reparti di polizia penitenziaria, hanno consentito di ricostruire la dinamica e le fasi della protesta e di risalire agli autori, tra cui i tre bitontini.
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Gli ostaggi furono liberati solo dopo una lunga trattativa, con tanto di richieste e rivendicazioni da parte degli insorti. Per loro la Direzione distrettuale antimafia di Potenza ha ipotizzato i reati di sequestro di persona a scopo di coazione e devastazione.
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L'ordinanza di custodia per gli undici arrestati è stata emessa dal Riesame di Potenza che ha accolto un appello interposto dalla Dda contro il rigetto della richiesta cautelare. Inizialmente, il giudice per le indagini preliminari di Potenza aveva rigettato la richiesta cautelare ritenendo che non ci fossero le esigenze cautelari.
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