Attualità

Sostegno alle madri-vittime nei processi civili, “Io sono mia” c’è

La Redazione
Violenza sulle donne
L'associazione bitontina supporta la battaglia della Commissione Femminicidio in difesa dei diritti delle donne uscite da relazioni violente e separazioni
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Su iniziativa della presidente della Commissione Femminicidio Valeria Valente e dei suoi componenti, con l’appoggio di Pd, M5S, Italia Viva, LeU, Forza Italia, Alternativa c’è, sono state presentate importanti modifiche agli emendamenti del Governo sul “Procedimento civile in materia di persone, minorenni e famiglie“.

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Gli emendamenti (nello specifico il subemendamento 15.0.8/2 che interviene sull’emendamento governativo 15.0.8) danno valore nel processo civile ai principi fondativi della Convenzione di Istanbul a tutela delle donne vittime di violenza anche in considerazione del fatto che oggi, quando si lasciano alle spalle la relazione violenta e si separano, sono esposte, nei tribunali Italiani, per quanto riguarda l’affido dei figli minori, al rischio di vittimizzazione secondaria istituzionale.

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L’iniziativa della Commissione Femminicidio e della sua presidente è sostenuta attivamente da un folto gruppo di associazioni antiviolenza e di supporto alle donne (tra cui la bitontina “Io sono mia” e diverse altre realtà pugliesi), che ribadiscono in un documento condiviso la necessità che alcuni principi irrinunciabili siano inseriti nella riforma:

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  • il diritto del minore alla bigenitorialità non può essere considerato prevalente rispetto al suo superiore interesse, costituzionalmente protetto, alla salute, alla sicurezza e (nei limiti dell’età) e alla libertà di autodeterminazione;
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  • la necessità dell’utilizzo dei poteri istruttori del giudice nella valutazione della presenza di violenza domestica con la conseguente limitazione o esclusione delle consulenze tecniche sul miglior affido; nonché la necessità di escludere ogni prassi di mediazione nel rispetto dell’articolo 48 della Convenzione di Istanbul;
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  • il potenziamento dell’ascolto diretto del minore da parte del giudice in tutte le situazioni che lo riguardano, come prescrive la legge;
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  • l’esclusione dai procedimenti civili di costrutti ascientifici e non validati come la PAS (sindrome da alienazione genitoriale, in inglese Parental Alienation Syndrome) ed altri costrutti psicologici, del tutto secondari rispetto al tema della violenza;
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  • l’affido del minore alla madre vittima di violenza (articolo 31 della Convenzione di Istanbul) in via preliminare e provvisoria laddove emergano indici di violenza da accertare (praesumptio iuris tantum);
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  • l’esclusione di prassi traumatiche per i minori, come i prelevamenti coattivi dal loro abituale ambiente di vita e dalla relazione con la madre, senza che sia stato individuato un rischio reale ed imminente per la loro salute e la loro vita. Ricordiamo a questo proposito che solo un’urgenza reale (abbandono con protratta e documentata incuria, inoltre non relativa a condizioni di povertà e indigenza) può dare come esito un allontanamento del minore dal proprio contesto di vita e familiare e chiediamo, quindi, che siano escluse, dalle prassi giudiziarie, presunte motivazioni di rischio per il minore riferite alla cosiddetta ”elevata conflittualità di coppia”, espressione che in maniera errata e confondente identifica situazioni di violenza domestica contro le donne e i minori.
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Le associazioni firmatarie sottolineano inoltre la pericolosità di alcune prassi che dovrebbero essere contrastate o riviste:

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  • l’esecuzione dei provvedimenti del giudice della famiglia e dei minori, demandata ai servizi sociali, di fatto obbligati al rispetto dell’ordine del giudice – e a rischio di denuncia per omissione di atti d’ufficio in caso di comportamento difforme – con compromissione delle condizioni di libertà ed autonomia professionale nell’esercizio del proprio ruolo e mandato;
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  • il ricorso abnorme, in riferimento agli ultimi eventi di prelievo di minori dal domicilio materno, a istituti processuali come la perquisizione per munire le forze dell’ordine di poteri più ampi, e non consentiti nell’esecuzione di provvedimenti dell’autorità giudiziaria civile e minorile.
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Tali richieste acquisiscono oggi un valore particolare perché ci ricordano che le donne, come dimostrano gli ultimi eventi drammatici dell’Afghanistan, sono i soggetti più vessati e a rischio nel mondo, non solo nei regimi autoritari, ma anche, con le dovute differenze, nei Paesi occidentali tra cui il nostro.

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Elenco delle associazioni firmatarie del documento di sostegno all’iniziaitiva della Commissione Femminicidio

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Associazione Salute donna aps, Associazione Differenza Donna, Associazione Donne insieme, Associazione dream team-donne in rete, Associazione “Io sono mia” di Bitonto (Bari), Associaizone Family Smile e Dipartimento Pari Opportunità Ali – autonomie locali italiane, Associazione Battiti di Vetralla, Associazione GMA di Napoli, Associazione Il Giardino Segreto, Associazione Casa Delle Donne Lucha y Siesta Alzaia onlus – centro antiviolenza “Sostegno Donna” Taranto, Arcidonna onlus di Napoli, aps Giraffa onlus di Bari, Befree cooperativa sociale contro tratta violenza e discriminazione, Casa Internazionale delle Donne di Roma, Centro antiviolenza Liberamente di Altamura, Centro antiviolenza Pandora di Molfetta, Centro antiviolenza La Luna di Latiano (Brindisi), Centro antiviolenza Filo di Arianna di San Severo e Save di Trani, Cooperativa EVA, Giuristeingenere, Impegno Donna di Foggia, Osservatorio “Giulia e Rossella” Centro antiviolenza Onlus di Barletta, Protocollo di Napoli, Riscoprirsi centro antiviolenza di Andria, Rete D.i.Re, Sud est Donne aps di Conversano (Bari), Udi di Napoli.

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martedì 31 Agosto 2021

(modifica il 28 Giugno 2022, 12:50)

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